Regia di Pablo Larrain vedi scheda film
Larrain vincerà, doveva accadere anni fa, quando lo meritava sul serio, accadrà oggi, con il suo film più brutto, molto probabilmente.
Poche parole per Ema di Pablo Larrain, e solo perché, con mia sgradevolissima sorpresa, leggo che è in pole position nella classifica per il Leone d’oro di Venezia76, anzi è addirittura il favorito.
Ma nulla più deve sorprendere in tempi in cui “Il mondo è fuor dei cardini; ed è un dannato scherzo della sorte ch’io sia nato per riportarlo in sesto”.
Ma se il pallido prence di Danimarca aveva la presunzione di dire ciò, noi invece modestamente replichiamo con Wihelm Raabe: “Non sono affatto convinto che sia mio obbligo e dovere rimettere in sesto per l'onnipotente il suo fottuto mondo.”
Sbolliti gli ardenti umori e capito nulla può fare il malcapitato spettatore che nulla conta, pensiamo solo al film e ai suoi lanciafiamme, perché di quello soprattutto si tratta.
Brucia tutto, e il primo a prendere fuoco è un semaforo.
La platea è subito messa fuori traccia, aspetta che arrivi il carro dei vigili del fuoco e invece no, un bel vigilone arriva, ma molto più tardi e solo per impalmare la nostra bionda, ossigenatissima eroina Ema/Mariana di Girolamo che non si fa scappare nessuno, non importa il genere e il numero, purchè si scopi.
A meno che non sia il marito, faccia depressa da purgatorio, pare sia sterile e questo a Ema proprio non va giù.
Un istinto materno inossidabile nella donna è dato per scontato da Larrain, e già questo la dice lunga su certi maschietti che pretendono di parlare di donne e della loro liberazione.
Perché Larrain questo tenta di dire, riuscendoci molto male, in forme fumose e noiose, anzi, più noiose che fumose, le sue fiamme, distribuite lungo tutto il film, essendo metaforiche non producono fumo, brillano e non sfumacchiano, come le lingue di fuoco che avvolgono allegoricamente le anime dell’inferno dantesco.
In sintesi cosa succede a questi due esemplari di moglie e marito di età post-trans-supermoderna?
Semplicemente niente di che, hanno adottato un bambino,Polo (ora dodicenne), l’hanno rimandato dopo un po’ indietro come un pacco ai servizi sociali poiché ingestibile (perché loro, invece!!!) hanno profondi sensi di colpa e finish, se qualcuno ha capito altro mi scriva una mail e me lo racconti.
Fra ondate di fuoco sprigionate dai lanciafiamme di Ema e amiche, balli di gruppo, una serie interminabile di quadri, un rozzo tentativo di imitare il teatro danza di Pina Bausch o street dance in salsa cilena (siamo a Valparaiso, si, proprio quella dello stupendo Joris Ivens per intenderci) scene di letto a due, a tre, etero, omo, bisex, si va avanti fino alla fine, per fortuna per un’ora e quaranta non due o tre ore come spesso succede.
Larrain vincerà, doveva accadere anni fa, quando lo meritava sul serio, accadrà oggi, con il suo film più brutto, molto probabilmente.
E torniamo ad Amleto e a quei cardini di cui si diceva…
www.paoladigiuseppe.it
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta