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Sulla infinitezza

Regia di Roy Andersson vedi scheda film

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La recensione su Sulla infinitezza

di Mulligan71
8 stelle

Roy Andersson sta al Cinema come Edward Hopper alla pittura, Mark Strand alla poesia, Samuel Beckett al teatro. Macchina da presa fissa, surrealismo, esistenzialismo, humor nichilista e poesia: queste, sommariamente, le traiettorie del suo Cinema, almeno dagli anni zero a oggi. "Sulla Infinitezza" è una riflessione originalissima sul concetto della perdita, della sconfitta, e sull'incosistenza delle nostre povere vite, relegate a una solitudine cosmica, sopra le macerie della Bellezza. Temi profondissimi, risolti in una serie di bozzetti spesso fulminanti, in cui qualcuno perde sempre qualcosa: un tacco, l'amore, una guerra, un amico, la fiducia o la fede. Un'umanità statica e sola, dove quasi le (poche) parole non contano, ma contano i dettagli, i riflessi in uno specchio, una musica, uno sguardo. Un film riuscitissimo dove Andersson riesce a raccontarci cose profonde con una semplicità imbarazzante. Poesia e grande Cinema. Che stiano alla larga gli amanti delle super produzioni, dei super eroi e delle super stronzate: questa è Arte, con la A maiuscola.

 

 

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