Regia di Roy Andersson vedi scheda film
Roy Andersson sta al Cinema come Edward Hopper alla pittura, Mark Strand alla poesia, Samuel Beckett al teatro. Macchina da presa fissa, surrealismo, esistenzialismo, humor nichilista e poesia: queste, sommariamente, le traiettorie del suo Cinema, almeno dagli anni zero a oggi. "Sulla Infinitezza" è una riflessione originalissima sul concetto della perdita, della sconfitta, e sull'incosistenza delle nostre povere vite, relegate a una solitudine cosmica, sopra le macerie della Bellezza. Temi profondissimi, risolti in una serie di bozzetti spesso fulminanti, in cui qualcuno perde sempre qualcosa: un tacco, l'amore, una guerra, un amico, la fiducia o la fede. Un'umanità statica e sola, dove quasi le (poche) parole non contano, ma contano i dettagli, i riflessi in uno specchio, una musica, uno sguardo. Un film riuscitissimo dove Andersson riesce a raccontarci cose profonde con una semplicità imbarazzante. Poesia e grande Cinema. Che stiano alla larga gli amanti delle super produzioni, dei super eroi e delle super stronzate: questa è Arte, con la A maiuscola.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta