Regia di Jim Jarmusch vedi scheda film
Il cinema zombi di Jim Jarmusch, tra Romero e O'Bannon
Il cinema zombi non muore, nonostante alcune pellicole e serie tv cerchino continuamente di sotterrarlo. Non è tra queste l’ultimo film di Jarmusch che, a due anni dalla scomparsa di George Romero, ne omaggia spirito e contenuto. Scanzonato, nostalgico, impegnato, irriverente, (auto)citazionista fino al parossismo, il buon Jim centra ancora una volta il bersaglio, con una dichiarazione d’amore al genere in tutte le sue forme: dallo zombie-movie del maestro Romero e del geniale O’Bannon alla fantascienza di serie-b, passando per il western e il wuxiapian, lo slasher e il post-apocalittico, in un frullato assai gustoso, che può risultare indigesto se consumato a digiuno (le risate sono qui direttamente proporzionali ai film che si sono visti). Memorabili le gag, come i personaggi: su tutti il trio di agenti Robertson, Peterson (o Paterson?) & Morrison, ma anche Iggy Pop in versione dinoccolata, Tilda Swinton becchino-samurai e Selena Gomez mexican girl, così in parte da perderci la testa. Steve Buscemi è il trumpiano proprietario terriero e sarà giustamente punito. Tom Waits è il profeta pop, che vive ai margini della civiltà, rifiutando il capitalismo e i beni materiali: dunque non ha motivo di morire e ritornare.
Ancora ‘sta storia dello zombi-specchio-della-società-contemporanea-schiava-dei-beni-di-consumo? Sì. Storia vecchia, ma bene ricordarlo: se il cinema di zombi rinuncia a questo messaggio (semplice, retorico, efficace) diventa un contenitore vuoto. Ben venga allora Jarmusch, con il suo stile vintage e stralunato, volutamente fuori dal tempo e fuori-tempo. Romero, outsider tra gli outsider, ne sarebbe fiero.
Un’opera imperfetta? Sicuramente. Un gioco tra amici fine a se stesso? Forse. Ma il cinema di Jarmusch è sempre, irresistibilmente, anche questo. Prendere o lasciare.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta