Regia di Jim Jarmusch vedi scheda film
Neither Lovers Left Alive.
“The Dead Don't Die” (i Morti Non Muoiono, o: i Morti Non Possono/Vogliono Morire), l'opus n. 12 (o 15, se si contano il film a episodi girato nel corso di quasi vent'anni, “Coffee and Cigarettes”, e i due documentari musicali dedicati l'uno a Neil Young, “Year of the Horse”, e l'altro agli Stooges, “Gimme Danger”) di Jim Jarmusch, il regista classe 1953 di Cuyahoga Falls, Ohio, è evidentemente, permanentemente, incontestabilmente il film (sugli zombie e non) più autenticamente romeriano del post-Romero (e oltre, all'inverso): e nell'esprimere tale parere penso al capostipite del 1968, “Night”, e agli ultimi due capitoli, “Diary” (non certo per la sbandieratamente sottotono metacinematograficità, così sgangherata, scientemente indifesa e autoridicolizzantesi in tDD'tD) e soprattutto “Survival”, cui l'opera...
– con un gran cast di “ritornanti” (a lavorare col regista) composto da Bill Murray (“Coffee and Cigarettes”, “Broken Flowers”, “the Limits of Control”), Adam Driver [attore che, nonostante l'inciampo di Saverio Costanzo e la catapulta del peggior (in senso negativo) cattivo dell'universo di Star Wars, colleziona direttori magnificenti: Lena Dunham, Noah Baumbach, Jim Jarmusch (“Paterson”), Jeff Nichols, Martin Scorsese, Steven Soderbergh, Terry Gilliam, Spike Lee...], Tilda Swinton [“Broken Flowers”, “the Limits of Control”, “Only Lovers Left Alive”; qui una “straniera” via di mezzo fra il David Bowie del roeghiano “the Man Who Fell to Earth” (con tanto di schietta manifestazione ufologica in zona DreamLand, U.S.A., triangolando l'Ed Wood di "Planet 9 from Outer Space", il Thomas Pynchon di "VineLand" e il capolavoro postmoderno-massimalista per eccellenza di questi anni dieci, "Fargo - 2", la cui apparizione discovolantesca a sua volta trae origine da un altro lavoro dei padri putativi della serie di Noah Hawley, ovvero "the Man Who Wasn't There" di Joel & Ethan Coen) e i suoi personaggi più, ehm, alieni, inscenati per Derek Jarman, Sally Potter, Wes Anderson, Béla Tarr, Terry Gilliam e Bong Joon-ho], Chloë Sevigny (“Ten Minutes Older: Int. Trailer. Night.”, “Broken Flowers”; meravigliosa quarantacinquenne), Tom Waits (“Down by Law”, “Mistery Train”, “Coffee and Cigarettes: SomeWhere in California”; qui uscito direttamente dal Vecchio West dei fratelli Coen di “the Ballad of Buster Scruggs: All Gold Canyon”), Steve Buscemi (“Mistery Train”, “Dead Man”, “Coffee and Cigarettes: Twins”), Danny Glover, Caleb Landry Jones, Selena Gomez [con aura incorporata - già riscontrabile, se pur non applicata cartoonescamente, in “Spring Breakers”, “RudderLess”, “In Dubious Battle” e nel prossimo “A Rainy Day in New York” -, che però non la salva dalla prematura disapparenza dalla/nella Zona del Disastro, tra la cinica perentorietà di un Cormac McCarthy (“No Country for Old Men”) e la scanzonata inappellabilità di un Quentin Taranino (“GrindHouse: Death Proof”), lasciandoci con gl'involontari movimenti dei muscoli facciali, viso di seta e ceramica, ultime memorie di una testa tagliata], Rosie Perez ("Night on Earth"), Eszter Balint ("Stranger Than Paradise"), Sara Driver ("Permanent Vacation", "Stranger Than PAradise", "Down by Law", "Mistery Train", "Night on Eart", "Ghost Dog: the Way of Samurai", "Broken Flowers". "Only Lovers Left Alive"), Iggy Pop (“Dead Man”, “Coffee and Cigaettes: SomeWhere in California”, “Gimme Danger”; alias/aka Samuel Fuller), RZA (“Ghost Dog: the Way of Samurai”, “Coffee and Cigarettes”), Larry Fessenden, Carol Kane, Sturgill Simpson (il leitmotiv)... –
...direttamente si collega dal PdV contenutistico, stilistico e (quindi) morale.
- Why does it sound so familiar?
- Well, 'cause it's the theme song.
Ché sì, “the Dead Don’t Die” è, resta/rimane e sarà – “nonostante” la fotografia di Frederick Elmes (David Lynch, Jim Jarmusch, John Cassavetes, Todd Solondz, Ang Lee, Jim sheridan), il montaggio di Affonso Gonçalves (Debra Granik, Ben Zeitlin, Larry Clark, Jim Jarmusch, Todd Haynes, Jonas Carpignano, Cary Joji Fukunaga) e le musiche di SQÜRL (schitarrate neilyounghiane di Jim Jarmusch & soci) e Sturgill Simps… No! Perché cazzo l’hai buttato dal finestrino?!? – un film di cast, ed è tutto lì.
Gira su sé stessa, la Luna, non più in movimento sincrono, ma sganciando il periodo di rotazione a quello di rivoluzione, e non è questa la cosa più strana: che ci fa una tennista, se pur della domenica, a CenterVille, la ridente cittadina con un solo diner? È(ra) di passaggio? Oppure, da autoctona, è stata seppellita in divisa, con minigonna, cappellino a visiera e racchetta incorporata? Oh, ah, già... "Dawn": ha fatto spese.
"And you can save all your goodbyes..."
Dunque, dicevamo: i morti non muoiono. Non possono morire: sono già morti. Poi... non è che i protagonisti di tDD'tD siano tanto... vivi, ecco. Anche prima di morire. Magari "vogliono" morire. E comunque non fa tanta differenza (né per loro, né per... noi). Ché a salvarsi, forse, sono solamente gli "alieni", con virgolette e senza: umanoidi che abbandonano il pianeta dopo aver usufruito in pieno del pacchetto di vi(ll)aggio vacanze interstellare/galattico "Six Feet Under", homeless-barboni-senzatetto-clochard-vagabondi redneck/whitetrash thoreau-emersoniani, e adolescenti "problematici": nemmeno gli amanti sopravvivono, soltanto gli stranieri/estranei, spostati, non-ancora-esseri umani.
Neither Lovers Left Alive.
* * * * (¼) - 8.25
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