Regia di Jim Jarmusch vedi scheda film
«Questa storia finisce male», ripete continuamente Adam Driver. Attraverso il suo personaggio, Jim Jarmusch sembra dirci: «Questo film è una merda, ma voi lo esalterete perché siete zombie del pensiero critico». Senza che sia necessario leggere il copione in anticipo.
I morti non muoiono (2019): locandina
The Dead Dont't Die è opera di rara bruttezza, un film mortifero, un morto che non si risveglia. Uno zombie che si trascina cercando di ripetere passi e fasti del passato.
È un (omonimo, anonimo, anodino) pezzo country brutto e fastidioso che intercetti, tuo malgrado, ovunque: il leitmotiv persecutorio di una giornata orribile. All'ennesimo ascolto non richiesto, Bill Murray sbotta e getta il cd fuori dal finestrino dell'auto. Allo stesso modo, Jarmusch vorrebbe forse che lo spettatore si svegliasse dal torpore indotto dalla nefasta visione del suo film e lo «uccidesse dalla testa». Zac. Un taglio netto.
Forse. Chissà.
Un'interpretazione troppo sofisticata, probabilmente. Lo stato delle cose, purtroppo, certifica un sentimento crescente di delusione fino a raggiungere l'estremo disagio.
Quello che vuole comunicarci l'autore è chiaro, cristallino, comprensibile, condivisibile, finanche banale: siamo tutti zombie, viviamo e ci comportiamo come zombie, facciamo e diciamo tutti le stesse cose (letteralmente: è una costante la ripetizione precisa di frasi ed espressioni pronunciate da diversi personaggi, azioni e reazioni sono le medesime, l'immaginario è la medesima confortevole dimensione, ben rappresentata dalla sonnolenta, ideale cittadina della provincia americana). Un inno contro la standardizzazione del linguaggio – reale e audiovisivo–, contro l'indifferenza e l'apatia che abitano/occupano l'essere umano sempre di più, contro l'appiattimento di gusti, mode, esercizio e manifestazione del libero pensiero, contro i pericoli della società americana e moderna in generale.
Che fosse perciò necessaria la didascalia per voce dell'altrimenti irrilevante Tom Waits – funzione: osservatore, predicatore, fuori dalla realtà quindi salvo – è sottolineatura ridondante e molesta; indica l'apatia creativa del regista.
Come meccanico-zombesca è l'esistenza dei suoi personaggi, fatta di azioni e facce e pose che si ripetono, così è il suo lavoro: un accumulo meccanico e ripetitivo di scene che anelano, seppur svagatamente, svogliatamente, il cult ma non lo lambiscono nemmeno per caso, di citazioni assortite (da Romero e Star Wars al Signore degli anelli), ritornanti e ammiccanti, di figure strane che fanno espressioni strane mentre attorno accadono stranezze e altre ne accadranno.
Lo sai, e non hai certo bisogno del copione del saperlo.
Ma. Al di là della metafora, la storia è sballata e indisponente, le spinte metacinematografiche una furba, balorda trovata, i dialoghi aridi e vacui; e i personaggi, che possiedono movimenti e pensieri e parole da ritardati conclamati, sono insopportabili: Bill Murray è inutile come un colpo di fucile sparato nel petto di un non-morto (quando, si sa, bisogna «uccidergli la testa»), Adam Driver lo prenderesti a cazzotti, Chloe Sevigny piagnona non vedi l'ora che la sbranino ferocemente, Selena Gomez è (grazioso) arredamento hipster (che poi, mah), Tilda Swinton fa Tilda Swinton con tocco di “sopranaturale” (ormai è maniera, su), Iggy Pop ha una scenetta simpatica poi sparisce (salvo superflua apparizione successiva).
Non c'è empatia alcuna però la ricerca della fighezza indie-pop è scontata e stressante, autoreferenziale: il risultato è una collezione di character poster, un filmetto fighetto che gioca col genere senza capirlo, senza le palle per saperlo/volerlo fare, che finisce per avere gli stessi difetti che denuncia. Oltretutto, bruttissimo, lunghissimo (eppur dura poco più di cento minuti), spento.
Morto.
Opera zombesca, visione zombesca, recensione zombesca.
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insalvabile perché incredibilmente banale e pedante...e questo, il grande Jarmusch, dovrebbe sapere che è peccato...mortale (he, he)...speriamo nel prossimo. un saluto, e mirate alla testa di chi, applicando con integralismo la Politica degli Autori, continua a salvare a testa bassa opere palesemente non riuscite come queste.
"Pedante" definisce perfettamente l'annoiata materia autoriale partorita ahinoi da Jarmush. Che la critica l'abbia addirittura alzata su un piedistallo, beh, riassume lo stato penoso della stessa.
Peccato. Ma questo film è veramente banale. Nonostante tenti una (peraltro rozza) analisi sociologica, non porta a termine nemmeno quel compitino, costringendo il buon cast a performance di basso livello. Non capisco come mai uno scivolone del genere... Altre opere Di Jarmush sono state molto meglio sceneggiate. Ed avevano un'idea centrale di rilievo, caratteristica del tutto assente in questo film. Per favore, non citate Romero... Un genio non va accostato ad un film così piatto e banale.
Quando si parla di zombie, inevitabilmente, anche se a sproposito, si parla di Romero.
I morti non muoiono pecca non solo di banalità ma dà l'impressione di essere stato realizzato con la malcelata noia di chi è/sa di essere "autore" (da cui i pur non sporadici apprezzamenti della critica).
"Opera zombesca, visione zombesca, recensione zombesca."
No, boh, sì.
Hipster = EveryThing Out of Centerville (compresa Selena Gomez).
"Tilda Swinton con tocco di “sopranaturale” (ormai è maniera, su)."
"Maniera"? L'hai vista l'astronave Made in Fargo? "Teiera"!
No, beh, sì. Selena Gomez sta agli hipster (e alla recitazione) come Iggy Pop alla trap. La trappola ordita da Jarmusch ha (sor)preso parecchi. Che pacco.
E pensare che ho visto tutti i film di Jarmusch e li ho pure recensiti,questo per un strano presentimento lo evitato. Meno male. leggerti è molto di aiuto.
Un tonfo sorprendente, incomprensibile. Speriamo ritorni (non come zombie) al più presto. Ciao.
secondo me Jarmusch ha voluto divertirsi un po facendo un film pieno di stronzate, l'ho trovato divertente, una presa in giro della provincia americana e dei film di quel genere, e comunque non mi ha annoiato, c'e' molta ironia, Adam Driver che commentando la canzone-tema dice a Bill Murray "è il tema conduttore", metacinema divertente.
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