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Il grande Lebowski

Regia di Joel Coen vedi scheda film

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La recensione su Il grande Lebowski

di Furetto60
7 stelle

Tra comico e noir, grottesco e surreale. Buon lavoro dei fratelli Coen, che si dilettano a spiazzare lo spettatore

Incipit del film: sospinta dal vento, una palla di rovi rotola per il deserto. Seguendola, la macchina da presa arriva sul bordo di un’altura: sotto vediamo una Los Angeles sfavillante di luci. Ci addentriamo nella città, siamo nel 1991, all’inizio della prima della guerra del golfo. Una voce narrante  quella di Sam Elliot, lo rivedremo poi, nel ruolo d’uno straniero con un cappello da cow-boy, ci racconta la storia di “Drugo” Lebowsky, disoccupato, eccentrico perdigiorno, accanito giocatore di bowling, e dei suoi pittoreschi compagni di “pista” Walter, veterano del Vietnam, ridicola parodia di un Rambo dei poveri, segue con ottusa tenacia, la sua squinternata filosofia di vita, tira fuori anche una pistola minacciando un attonito e spaventato avversario per una questione di gioco, e poi  Donny che non capisce mai cosa succede attorno a lui e viene redarguito e zittito continuamente. Drugo, un giorno viene malmenato da due scagnozzi del pornografo Jackie Treehorn, che dopo aver fatto irruzione in casa sua, lo mettono con la testa nel water, e urinano per sfregio sul suo tappeto, pretendendo la restituzione di  un fantomatico prestito, avendolo scambiato per  un milionario suo omonimo, poi si accorgono dell’errore e senza chiedere scusa se ne vanno. Drugo decide di presentarsi dal “grande Lebowski” del titolo, un anziano inchiodato su una sedia a rotelle, spiegando l’equivoco e chiedendogli un risarcimento per il danno. La conversazione non prende una piega amichevole, tuttavia riesce a portarsi via un tappeto. Di lì a poco stranamente per tramite del suo maggiordomo, il riccone contatta il “Lebonsky povero”, per commissionargli un incarico: consegnare il riscatto per liberare la giovanissima e avvenente moglie, Bunny, un’attrice porno, che spende e spande e fa debiti con tutti, che sarebbe finita nelle mani di un gruppo di sedicenti nichilisti tedeschi. Al momento della consegna del riscatto, il suo fidato, ma sciagurato amico Walter, lascia nel luogo dell’appuntamento coi presunti rapitori, una valigetta uguale, ma con delle mutande sporche al posto dei soldi. Nel frattempo compare Maude, figlia del miliardario e proprietaria del tappeto, pittrice famosa per la sua arte cosiddetta vaginale, che sostiene che il sequestro sia solo una messa in scena. Intanto la macchina di Drugo con dentro il borsone con il denaro, viene rubata, poi ritrovata, ma senza la valigetta con i soldi, il ladro sarebbe un ragazzino di 15 anni, che sembra non capire niente di ciò che Drugo e Walter, reclamano, Walter per intimidirlo e persuaderlo a restituire il maltolto, si accanisce su un auto di lusso parcheggiata lì davanti, per poi scoprire che appartiene a qualcun’altro, che ovviamente si arrabbia non poco,nel frattempo un dito mozzato viene spedito al miliardario, la casa di Drugo viene messa a soqquadro dagli scagnozzi di Treehorn; Maude convoca  Drugo per  farsi ingravidare. Infine si scopre che Bunny non era mai stata rapita, che lo stesso miliardario, in realtà un nullatenente, aveva usato una valigetta fac-simile per il riscatto. Nell’ultimo scontro con i nichilisti, massacrati di botte da Walter, Donny muore di infarto. Dopo le esequie, officiate da Walter che scimmiotta un rito pseudo-ebraico, su una scogliera, i due amici dopo aver disperso le ceneri dell’amico, tornano al bowling per finire il torneo che li oppone al pervertito Jesus Quiniana, mentre lo straniero di cui sopra annuncia l’arrivo di un piccolo Lebowsky Accolto freddamente al cinema e snobbato dalla critica, Il Grande Lebowski  è stato rivalutato nel tempo dal  pubblico, e oggi può considerarsi senza dubbio un  “cult” La trama  è quanto di più  squinternato si possa concepire e riesce sempre a disorientare lo spettatore, con numerosi punti di svolta sempre più assurdi e imprevedibili. Il susseguirsi di eventi, che a conti fatti non porta da nessuna parte, è soltanto un pretesto per portarci nel mondo di Drugo: un microcosmo sostanzialmente abitato da lui e dagli amici Walter e Donny, dei perdigiorno sfigati, che trascorrono le giornate sulle piste da bowling, mentre lo spettro della guerra, è solo una voce in sottofondo alla televisione.

Ben coadiuvato, da personaggi tutt’altro che secondari, come le due spalle comiche John Goodman e Steve Buscemi, l’artista “vaginale” Maude alias Julianne Moore e il campione di bowling, pervertito Jesus/John Turturro, Jeff Bridges presta il volto a quello che è il suo personaggio più riuscito, il Drugo è un inetto che si fa trascinare dagli eventi, tuttavia rimanendo sempre uguale a sé stesso. “il Drugo sa aspettare”, rispetta lo stato delle cose, con candore, un antieroe, che piccoli e grandi inciampi della vita, non  cambiano e ce lo restituiscono ogni volta in pace col mondo, senza pretese e senza rimpianti, coinvolto ma paradossalmente fuori dalle cose, un uomo invecchiato, ma rimasto nel carattere un ragazzo, indolente giocatore di bowling, accomodante e preso dal suo vizio per gli spinelli e i cocktail "white russians", come un hippy degli anni settanta. Eternamente vestito “casual” in pantaloni corti, si trova sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma non fa una piega, la vita gli passa vicino molto, ma lui la guarda senza intervenire. Affronta, si fa per dire, un trio di tedeschi tonti e nichilisti,  o un mezzano cinematografico con velleità da mafioso hollywoodiano alias Ben Gazzara.  Al termine delle sue disavventure, la sua flemma è ciò che lo rende  un personaggio a suo modo positivo: non ha capito quasi niente di ciò che gli è accaduto e quando ha capito non gli è servito a nulla, eppure in lui c’è un’inossidabile ottimismo che lo porta a non curarsi più di tanto del caos della vita, e invece a bearsi di quei pochi, piccoli piaceri che si può concedere. Perché una partita di bowling con i suoi scombinati amici vale più di qualunque “nichilista” che provi a guastarti l’esistenza.
I Coen si compiacciono di raccontare uomini senza storia e senza gloria, balordi senza arte né parte. Persino la solennità delle ceneri di Sonny disperse a mare, in mano ai due protagonisti diventa una farsa, con Drugo che a causa del vento contrario, si prende in faccia quel po’ che resta dell’amico. E così giunti alla fine del film tiriamo le somme. I talentosi fratelli cineasti hanno girato un film senza capo e senza coda. Lebonsky quello grande è un mistificatore? Forse.  la moglie è stata rapita? Forse no. I soldi c’erano e dove sono finiti? Non ci sono risposte. I Coen beffardamente non ce lo dicono, lasciandoli a noi da tirare, i fili della trama, ma quale trama? Drugo torna al suo bowling, ai suoi spinelli, ai suoi white russians. Ora, lo straniero con il cappello da cow-boy  ci spiegherà tutto o lo farebbe se non perdesse il filo del racconto. Il quale filo, chissà, forse se n’è andato di nuovo in giro tra Los Angeles e il deserto, inseguendo con gusto e piacere una palla di rovi sospinta dal vento.

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