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Il grande Lebowski

Regia di Joel Coen vedi scheda film

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La recensione su Il grande Lebowski

di cheez
8 stelle

Ha un che di rivoluzionario la storia di Jeffrey Lebowski (un grande Jeff Bridges), trascinato in una folle vicenda di soldi scomparsi, nichilisti incazzati, la figlia di un miliardario rapita (almeno in apparenza) e un produttore di film porno che rivuole quel denaro. A giudicare da queste situazioni (e mica è tutto) ci vorrebbe un supereroe. Ecco, "Drugo" (è così che
tutti chiamano Jeffrey) è esattamente l'opposto: fricchettone, emblema estremo del single post-divorzio, menefreghista e fisicamente sciatto. Il nostro (non)eroe viene scambiato per il suddetto miliardario e, quando fallisce pateticamente una consegna ordinatagli da quest'ultimo, il motore della vicenda si avvia e prende immediatamente il decollo, giungendo a risvolti improbabili e surreali.
L'operazione effettuata dai geniali fratelli Coen sembra essere quella di prendere un degno copione giallo-noir (come può essere Fargo) e trasformarlo in una commedia degli equivoci, demenziale e scorretta. Partendo proprio dal protagonista, Drugo è definito dalla voce narrante "il più pigro della contea di Los Angeles". Difatti non agisce per riottenere i soldi scomparsi e per imporre agli aguzzini la sua vera identità (casomai re-agisce) e, paradossalmente, è grazie alla sua non-volontà se le cose bene o male si sistemeranno.
Nell'"impresa" viene aiutato dai suoi amici Walter (John Goodman, eccezionale) e Donnie (Steve Buscemi). Non si spiega come un veterano di guerra, fanatico del suo rango oltre ogni dire (il primo) e uno sfigato timido e introverso (il secondo) possano essere così legati a uno come Drugo; ci si crede e basta. Questa è anche la formula su cui verte la folgorante comicità dei Coen: tutt'altro che costruita, nasce spontaneamente, spesso data dalla totale assurdità della situazione, creata dalla presenza forzata delle personalità "estreme" di Walter e Drugo in situazioni delicate; proprio la pienezza e la coerenza dei personaggi generano ilarità anche semplicemente da affermazioni in altri contesti normali.
Il tocco dei registi del Minnesota traspare anche registicamente. Parlano da sole sequenze come quella "descrittiva" dei titoli di testa o, soprattutto, quelle oniriche e surreali dei sogni di Drugo. Dove la sua sfrenata passione per il bowling potrebbe anche passare al di qua dello schermo.

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