Regia di Joel Coen vedi scheda film
Dopo "Fargo", i fratelli Coen erano al massimo della loro forma registica e dell'ispirazione e girarono questo "The big Lebowski" che con il passare degli anni è diventato uno dei loro più amati cult-movies, una commedia strampalata, nonsense e grottesca, un film vagamente ispirato alle atmosfere di Chandler, ma in realtà opera volutamente anarchica e surreale, che tuttavia si è trasformata in un grande successo.
Il film ha una trama aggrovigliata e per certi versi incoerente, ma la trama non era la preoccupazione primaria dei due fratelli quando lo scrissero e poi girarono, poiché il film è una voluta parodia del Noir e di altri generi e un divertente collage di citazioni, dove i due fratelli si scatenano con dialoghi logorroici ma serratissimi, a tratti certamente memorabili. Se la trama è stata criticata da alcuni, il film può contare però, in fase di scrittura, su un protagonista caratterizzato con grande intelligenza, tanto da sostenere l'interesse dello spettatore per quasi due ore rimanendo quasi sempre in scena, e poi una galleria di comprimari e caratteristi sbozzati con una penna acida ma con indubbio gusto e creatività, che fanno recuperare ampiamente al film qualche punto perso per via della progressione drammaturgica un po' traballante.
È un film che fa ridere spesso, ma che fa anche pensare, come i migliori dei due fratelli: l'interpretazione di Jeff Bridges come Lebowski è uno dei suoi punti di forza e una delle ragioni del suo successo, con l'attore che asseconda benissimo le intenzioni dei due registi sul piano brillante, ma allo stesso tempo trasmettendo l'inquietudine di Jeffrey di fronte all'assurdità del mondo in cui vive. Di forte effetto (tragi)comico la figura di Walter interpretato da un ottimo John Goodman, che contribuisce alcuni dei dialoghi più stralunati dell'intera Storia del cinema, un po' defilato stavolta Steve Buscemi ma ottimi almeno David Huddlestone, Philip S. Hoffman e Julianne Moore nelle loro partecipazioni, un po' sopra le righe ed isterici come il film stesso, e un breve ma succoso cameo di Ben Gazzara che fa un regista porno dedito ad attività illecite. Se alla sua uscita fu accolto con un buon successo di pubblico ma una critica molto divisa, oggi può essere considerato uno dei classici dei Coen, uno dei film più rappresentativi della loro concezione del cinema, probabilmente da rivedere ora che i due fratelli hanno smesso di essere una coppia cinematografica.
Voto 9/10
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