Regia di John Ford vedi scheda film
C'è molto cuore e molta nostalgia in questa rievocazione, girata - se non sbaglio - a partire dai ricordi del padre di John Ford, prima di emigrare per gli Stati Uniti. L'affresco è composito e variegato, ma ben amalgamato e fluido nel suo andamento. La storia si intreccia con le tensioni sociali di quegli anni in Irlanda, collegate con l'industrializzazione, il calo dei salari, la disoccupazione. Su tutto, troviamo l'avanzare di un mondo moderno non certo positivo - fatto di sporcizia, inquinamento, lavoro durissimo, povertà - a spese della società preindustriale ancora felice, che viveva in armonia con la natura. Un elemento non certo secondario di questa società era la famiglia, luogo degli affetti dove ogni membro era ben accetto, aiutato, e sostenuto, e da dove i figli erano liberi di andarsene in qualsiasi momento. La rievocazione che ne fa il regista, in particolare delle figure del padre e della madre, è uno degli elementi più intensi e sentiti del film. Il ruolo pedagogico di queste due figure, con il rispetto che generavano nei figli, ha molto da insegnare alla nostra epoca. Ciò non impedisce a Ford di mostrarne gli errori, come il matrimonio combinato e senza amore della figlia, solo per vederla accasata con un ricco signore della zona.
Se di certo Ford sta dalla parte degli operai ed è contrario a qualsiasi ingiustizia e sfruttamento, prende anche le distanze dal socialismo, visto come un agitarsi fatto di demagogia, fomentante inquietudine e odio, che finisce per dividere la società e gli stessi operai.
Un film molto umano, che suscita partecipazione, girato da un regista che io ritengo - oltre che genio cinematografico - anche appunto molto umano.
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