Regia di Ari Aster vedi scheda film
Insolito "horror" Seconda prova cinematografica di Ari Aster, non male.
Straziante sequenza di apertura del film, Christian con svogliatezza risponde a malincuore alle insistite telefonate della fidanzata Dani, preoccupata per la salute mentale della sorella, una bipolare depressa. Qualche minuto dopo, all’ennesima chiamata, in preda all’orrore, svela di aver saputo in quel momento,che sua sorella ha ucciso i genitori e si è suicidata, Durante l’estate, Christian e i suoi amici, Mark e Josh, vengono invitati in Svezia, da un altro amico, tale Pelle, per onorare una ricorrenza che si celebra solo ogni novant’anni, nell’ambito della sua comunità, ad Hårga, nella provincia di Hälsingland. Anche se malvolentieri, Christian che meditava già di lasciarla, accetta di condurre con sé la ragazza, dato il grave lutto che l'ha colpita, facendola cadere in uno stato di profonda prostrazione e in preda a continue e terrificanti flaschback in cui rivive le sue tragiche esperienze.
In un crescendo di tensione, il giovane regista conduce lo spettatore verso atmosfere stranianti, rese ancor più inquietanti dal contesto rurale in cui il film è ambientato, immerso in una luce abbacinante, che non scema mai, perché si sa che durante l’estate, in quel luogo è sempre giorno. Prende il via, da un allucinante rituale ättestupa, che pare che in passato sia stato realmente usato da alcune tribù del luogo: due anziani della comunità ormai alla fine del ciclo vitale loro assegnato,si lasciano cadere volontariamente da una scogliera: l’uomo non muore subito, cosi deve intervenire il celebrante, che gli spacca il cranio a colpi di martello, a noi lo spettacolo non è risparmiato, anzi lo vediamo con dovizia di dettagli. Scioccato, il gruppo di amici, anche se inorriditi da quanto visto ne sono fatalmente attratti: Hårga è il soggetto della tesi di Josh, e nessuno vuole fare un torto a Pelle. Nel corso di tutta la vicenda constatiamo, che Christian si sta allontanando sempre di più da Dani, ignorando l’emozioni della ragazza, in preda ad uno stato di profonda depressione e smarrimento emotivo.
Mentre il film raggiunge con molta lentezza, 140 minuti, il culmine della storia, il pubblico viene a mano a mano, a scoprire l’orrore che c’è dietro, questa apparente pacifica comunità svedese, non è una comune hippy dedita a culti di natura ecologista o una comunità contadina interessata ai prodotti della terra, ma ben altro, è un gruppo di fanatici molto pericolosi, che praticano rigidissimi e sanguinari rituali pagani, con sacrifici umani, tipo setta satanica, e che hanno pianificato, un terribile epilogo, per Dani, Christian, Josh, Mark, Connie e Simon. Nell’atto finale di Midsommar – Il Villaggio dei Dannati, tutti gli stranieri, eccetto Christian e Dani, sono già “scomparsi”, e il rituale di mezza estate, continua con una folcloristica gara di ballo intorno all’albero di maggio, che Dani vince. Dopo la gara, la protagonista inghirlandata viene incoronata Regina di Maggio e portata in trionfo per il paese.
Nel frattempo, Christian è stato obbligato ad accoppiarsi con la giovane Maja per poter garantire ‘sangue esterno’ alla comunità, e successivamente drogato. Richiamata dai gemiti di piacere di Maya, amplificati dal coro di tutte le altre, che testimoniano grottescamente all’atto, Dani si rende conto che è in corso il rituale sessuale e prende atto personalmente dell’infedeltà di Christian. Corre via, singhiozzando, pervasa dal dolore. Le altre donne della comune la circondano, la seguono e iniziano a emulare le sue grida.
Dopo che Christian ha ottemperato al suo compito, s’intuisce l’autentica tragica ragione di questa trasferta. Per l’atto conclusivo della celebrazione di "midsommar", è necessario che debbano morire 9 persone in tutto Josh, Mark, Connie e Simon sono già stati uccisi e ora però c’è bisogno di due volontari del villaggio e di un ulteriore sacrificio. Per quest’ultimo, la regina appena incoronata Dani è autorizzata a scegliere chi morirà: Christian, o un abitante selezionato attraverso un sorteggio. Col cuore spezzato, indurita e arrabbiata per il tradimento del ragazzo, Dani lo condanna a morte, scegliendo a sua volta la comunità come sua nuova famiglia, abbracciando i “valori” di questa finalmente si sente ascoltata e compresa.
Christian, viene bruciato vivo accanto ai cadaveri mutilati dei loro amici, Dani trova finalmente un senso di comunità e di appartenenza. Non si sa quanto la ragazza ne sia inorridita o felice, ma ha almeno trovato una famiglia allargata con la quale può condividere quelle emozioni. Premesso che non è certamente il solito horror e che comunque il gusto cinematografico è qualcosa di estremamente soggettivo, però francamente non riesco a unirmi al coro degli entusiastici commenti su questo film. Naturalmente non discuto la qualità intrinseca di un’opera, che si fa ovviamente largo da sola, nell’ambito di un panorama arido, che soprattutto in questo periodo sta conoscendo una grande crisi creativa. Peraltro il giovane Ari Aster, alla sua seconda prova di regia, dimostra già di padroneggiare con assoluta destrezza la telecamera. Tuttavia al di là di questo, mi chiedo se provocare un effetto disturbante e straniante, sia una prerogativa determinante, ai fini della riuscita di un film horror, che dovrebbe nelle intenzioni dichiarate, più che altro spaventare. Forse visto in un’ottica sociologica, potrebbe offrire interessanti spunti di riflessione.
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