Regia di Ari Aster vedi scheda film
Ari Aster è un bravo regista. Uno su cui punterei anche se … di strada ne ha da fare.
Il carattere lo ha mostrato già nel suo primo film (Hereditary) e con questo secondo direi che ha iniziato a gettare le basi per quella che potrebbe essere una filmografia di un certo spessore, a patto che, riesca a rimanere fedele a se stesso.
Midsommar (l’inutile sottotitolo italiano nemmeno lo considero) è un film strano, sicuramente diverso da qualsiasi altro a cui si tenti di associarlo, che presenta pregi e difetti spesso così palesi da farti arrabbiare. Parte da una storia che sembra normalissima (o quasi): una ragazza resta orfana a causa di una sorella con seri problemi mentali e così decide di partire con il fidanzato, in quella che sarebbe dovuta essere una vacanza per soli uomini (immaginate quindi la gioia dei componenti del gruppo).
Il prologo credo possa definirsi la cosa “più normale” (cavolo direte voi, allora siamo nei guai) di quella che poi si dimostrerà essere una storia talmente assurda che potrebbe essere quasi vera.
La pecca di questo film però non risulta essere tanto l’assurdità della storia narrata, quanto il modo con cui si decide di metterla in scena. I tempi lunghi di narrazione, dettati spesso da scene che durano più del dovuto, ampliate da situazioni estreme che finiscono per oscurarne il senso, spesso profondo, del pensiero che celano, creano nello spettatore un senso costante di insofferenza finendo per allontanarlo dalla visione piuttosto che tentare di includerlo.
La scelta di prediligere un cast di attori quasi esordienti, permette alla trama di emergere in modo sicuramente più netto. Piacevole l’utilizzo della fotografia che esalta i tratti di alcune scene che arricchiscono la pellicola di un senso artistico caratterizzante.
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