Espandi menu
cerca
Midsommar - Il villaggio dei dannati

Regia di Ari Aster vedi scheda film

Recensioni

L'autore

gaiart

gaiart

Iscritto dal 30 luglio 2012 Vai al suo profilo
  • Seguaci 33
  • Post 6
  • Recensioni 439
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Midsommar - Il villaggio dei dannati

di gaiart
4 stelle

Partiamo dal meglio. Il punto di vista espressivo. In tal senso il film si distingue infatti per una certa visionarietà alimentata anche grazie all'ottima direzione della fotografia di Pawel Pogorzelski. Coordinata dagli originali costumi di Andrea Flesch e le sublimi scenografie di Henrik Svensson esse contribuiscono a gettare lo spettatore in un

I corvi volano a schiere . Le acquile volano sole

15 Luglio 2019

 

Partiamo dal meglio. Il punto di vista espressivo. In tal senso il film si distingue infatti per una certa visionarietà alimentata anche grazie all'ottima direzione della fotografia di Pawel Pogorzelski. Coordinata dagli originali costumi di Andrea Flesch e le sublimi scenografie di Henrik Svensson esse contribuiscono a gettare lo spettatore in un clima fatato di fiori, onirisimo e astrattismo artistico. Dosati tra un passeggiata all'interno di un Botticelli, un'icona di grottesche Lottiane, simbolismi e arcaicità medioevali, su visi rubicondi e floridi simil-Arcimboldo, si stagliano graffiti e quinte architettoniche molto ben dipinte in decori sciamanici ed esoterici. Le musiche di Bobby Krlic colpiscono un pò meno e a volte enfatizzano troppo la storia truce di Midsommar - Il villaggio dei dannati, una fiaba oscura e allucinatoria che esplora diversi temi che vanno dalla potenza del gruppo in rapporto all'inesperienza e fragilità del singolo, dalla fedeltà verso se stessi all'influenza sociale, dall'eredità culturale che intreccia tradizioni e tabu, violenze e macchinazioni. Trascendendo il genere horror e prefigurandosi come esperienza a se stante, le 2 ore e 40 risultano però troppe per reiterare concetti che si potevano trattenere, come la vescica alla hitckokiana memoria, agli 89 minuti. Un vero peccato perchè alcuni dei temi toccati, oltre l'interesse sociologico come l'aderenza sempre maggiore dei singoli a sette e organizzazioni di gruppi semispirituali, da Osho in poi, in cui droga, sesso e Rolls Royce la facevano da padroni, solleva molti interessanti interrogativi e fa riflettere sull'attuale inanità dell'essere umano e la pochezza che lo contraddistingue. Come diceva mia nonna. "i corvi volano a schiere, le aquile da sole". Dani rimane improvvisamente orfana e, a causa del trauma e/o di una fragilità interiore mai elaborata, si lega morbosamente e ancor più all'unico legame emotivo che le rimane; il fidanzato che, già in crisi prima quando la sopportava poco, dopo l'incidente ancora meno. I due decidono, invitati dai compagni di studio di lui, di fare un viaggio esperienza in Svezia, a cui forzatamente Dani si autoinvita, forse proprio per l'incapacità di stare sola o per la dipendenza verso il ragazzo. Costruendo l'intero villaggio svedese in territorio ungherese, Aster mette in scena un mondo in cui la lingua, la storia, la mitologia e le tradizioni collimano con il bisogno emotivo di Dani di ritrovare se stessa e andare avanti con la propria esistenza. Ha dichiarato il regista: "Midsommar - Il villaggio dei dannati ha preso forma ben prima di Hereditary - Le radici del male il mio lungometraggio d'esordio. Uscivo anni fa da una relazione durata tre anni e stavo riflettendo sulle conseguenze delle rotture sentimentali, quando ho cominciato a scrivere la sceneggiatura di quello che per me era un dramma familiare camuffato da horror. Sono partito da una semplice immagine: il fuoco sacrificale di un tempio e da lì ho immaginato la protagonista Dani Ardor che, alla ricerca di una catarsi, bruciava la scatola contenente tutti gli oggetti legati alla sua relazione sentimentale, come se volesse liberarsi definitivamente dal peso dei ricordi. Pensando all'idea della vacanza, mi è venuta in mente la Svezia: ho chiesto allora al mio amico Svensson di aiutarmi a capire l'ambiente e la cultura della nazione, a me sconosciuti. Nel 2013, poi, Svensson ha avuto un piccolo ictus e per riprendersi è tornato nella sua terra, studiandone folklore e tradizioni pagane e mandandomi a Los Angeles i resoconti delle sue scoperte. Anch'io non sono stato da meno e, tuffandomi nelle ricerche, ho studiato le tradizioni nordiche, svedesi, inglesi e persino tedesche". Da vedere per un tuffo visivo non solo da una rupe. Da non vedere per scene truci e violenze anche gratuite.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Ultimi commenti

  1. ilcausticocinefilo
    di ilcausticocinefilo

    Già l'esordio di Aster mi aveva lasciato alquanto perplesso e adesso stando a quello che dici non pare essere migliorato troppo. L'auto-indulgenza è una brutta bestia e le 2 ore e 20 già da sole non promettevano niente di buono...
    Comunque, interessante recensione, con perla di saggezza intramontabile incorporata :)

    1. gaiart
      di gaiart

      Grazie sei carino. E' vero, un pò spiace perchè ha una buona tensione, parte bene, visivamente è appealing, ma l'autoreferenzialità e l'ego spesso dannano, non solo nei villaggi dei dannati.

    2. ilcausticocinefilo
      di ilcausticocinefilo

      Poco ma sicuro :)

  2. ezio
    di ezio

    comunque una visione penso che la meriti...eccome,grazie del tuo commento,completo e utile...

    1. gaiart
      di gaiart

      grazi Ezio, sono d'accordo .. secondo me come dicevo è visivamente conturbante .. bella gente, bei colori.. ma si ferma lì..

    2. ezio
      di ezio

      mi e' piaciuto,non eccessivamente ma mi e' piaciuto,la seconda parte decolla in maniera vertiginosa e l'horror prende il sopravvento.....direi vivamente consigliato.

  3. LAMPUR
    di LAMPUR

    Salvo i "graffiti e quinte archietettoniche ben dipinte", per il resto ci tuffiamo nel ridicolo assai più agevolmente che le vittime dalla rupe. Studentelli dediti allo sballo eliminati uno ad uno come in un dieci piccoli indiani qualsiasi (perdona Agata se vieni solo citata parlnado di una schifezzuola simile.,,).
    Comprendo come poi - glorificando tale robaccia - il livello si abbassi sempre più arrivando fino a Nope e compagnia bella.

  4. gaiart
    di gaiart

    Touchè ... ormai la spirale verso il basso è incontrovertibile ... ma su tutto, non solo nel cinema, Ahimé

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati

Errore:

chiudi