Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
Forse il capolavoro di Fassbinder e il suo melodramma più esplicitamente sirkiano, una sorta di remake di "All that heaven allows" con Rock Hudson. La storia d'amore fra l'anziana signora tedesca Emmi e il giovane immigrato marocchino Ali è posta sotto il segno della difficoltà di accettazione da parte di una società bigotta che svela l'animo razzista della Germania anni Settanta (da questo punto di vista è un film autobiografico per Fassbinder). Nonostante ciò, questa love-story conserva una sua dolcezza non priva di trepidazione che lo rende uno dei film più teneri di Fassbinder, lontano dalle derive masochiste e vittimiste di altre sue opere. Il Morandini lo definisce "un po' schematico nella divisione fra buoni e cattivi", ma se si considera l'andamento della seconda parte in cui Emmi viene infine accettata dalle colleghe di lavoro e dai familiari, non mi sembra di poter condividere questo appunto. Fassbinder dirige con grande sicurezza dei propri mezzi espressivi, spesso scegliendo inquadrature in cui i personaggi sono come segregati dietro finestre o divisori; il ritmo è scorrevole, non ci sono cadute di tono e le composizioni figurative sono in genere accattivanti. Brigitte Mira è magistrale nel ruolo dell'anziana Emmi e El Hedi ben Salem è ben diretto per essere un attore non professionista, in quel periodo partner di Fassbinder (che gli concede anche alcune inquadrature di nudo integrale, inusuali in un film dei primi anni Settanta). Un film maturo e intenso, ottimamente risolto a livello tecnico, vibrante nella sua denuncia, si pone certamente tra i risultati più alti del regista bavarese, forse il suo film più universalmente ammirato al giorno d'oggi.
Voto 10/10
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