Espandi menu
cerca
Shelter - Addio all'Eden

Regia di Enrico Masi vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Attanasio

Attanasio

Iscritto dal 30 agosto 2016 Vai al suo profilo
  • Seguaci 1
  • Post -
  • Recensioni 11
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Shelter - Addio all'Eden

di Attanasio
10 stelle

I confini non esistono. Shelter ci muove nel tempo e nello spazio, anche se non sappiamo mai dove siamo, lo capiamo, siamo invitati a capirlo, a sentire la vertigine e la necessità del movimento nel mondo. Siamo nel mondo di Pepsi, un mondo senza confini.

I confini non esistono. Immagini precise, inquadrature millimetriche – una qualità che fa pensare alle immagini impeccabili di Renato Berta –, il formato che si adatta alla proporzione classica 1:1,37 per incontrare e integrare le riprese d'archivio. Shelter è un film che migra, migra e si insinua là dove nessun muro può fermare il fluido muoversi delle genti. La MdP cerca senza sosta un punto di vista che sia inatteso, tattica quanto chi deve cercare un percorso sconosciuto al controllore, spiazzante, impossibile per l'intervento delle guardie doganali. Se assumiamo che il cosiddetto documentario sia il "cinema del reale", Shelter è un film che constata un dato di realtà (e quindi è cinema del reale e quindi un documentario, forse): i confini esistono sulle carte geografiche, sono stampati culturalmente e acquisiti come esistenti, ma se camminiamo su un sentiero della valle Roya non vedremo mai la striscia grigiolina che ci dice «qua l'Italia, là la Francia», ci si muove nel mondo, si è parte del mondo, o meglio si è riflesso del mondo, mondo noi stessi. Pepsi, la protagonista del film, lo sa, lo dice, lascia che la paura schianti i petit bourgeois (Jean-Marie Straub dice: «Les petits bourgeois sont toujours les petits bourgeois"), lei è mondo, relazione, azione, dura, tattica e pragmatica da ex militare, delicata e gentile per natura. La costruzione del film riesce a essere a un tempo character-driven e topic-driven. Pepsi è protagonista, migrante di genere e migrante nel mondo, si cela alla vista e rivela la propria storia, il proprio pensiero, mentre le immagini scorrono autonome, anarchiche di un anarchismo rigorosissimo, matematico, dall’Africa alle Filippine, alla Sardegna, Liguria, Emilia, Francia, Inghilterra, immagini che si muovono anche nel tempo, il carnevale di Nizza su pellicole d’archivio, il 16 millimetri che ci muove invece fuori dal tempo: non sappiamo mai dove siamo, lo capiamo, siamo invitati a capirlo, a sentire la vertigine e la necessità del movimento. Il topic è sempre chiaro, siamo nel mondo di Pepsi, il mondo senza confini. C’è anche il mito. Europa? C'è un toro bianco, che la aspetta per violentarla.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati