Regia di Sidney Lumet vedi scheda film
Un altro film avente come argomento l'Olocausto e le conseguenze su chi ne è scampato. Rod Steiger interpreta l'ebreo che, fuggito dall'Europa, si stabilisce a New York lavorando in un banco dei pegni, riversando sugli avventori tutta la sua rabbia ed il rancore accumulati negli anni.
La storia e la sceneggiatura sono belle ma la messa in scena di Lumet è, a tratti molto rigorosa - come nelle bellissime sequenze riprese per le vie di New York, con l'utilizzo anche della camera a mano nelle scene d'azione (il regista è, con Scorsese, Allen e Ferrara, quello con al suo attivo il maggior numero di pellicole ambientate nella città) - e, in altri frangenti, pedante e ridondante, come ad esempio in tutti i flash-back del suo passato felice, interrotto dall'internamento nei campi di concentramento. In queste scene, Lumet fa ampio uso di ralenti e di una musica enfatica che appesantisce quello che mostra.
La prova di Steiger (gratificata con l'Orso d'argento a Berlino e la candidatura all'Oscar) è, nel complesso buona, anche se l'attore, come di consueto, in alcuni momenti, tende ad enfatizzare. Nella parte del suo aiutante da notare l'attore Jaime Sanchez che gli appassionati del western ricorderanno tra i componenti del 'Mucchio selvaggio' di Sam Peckinpah.
Voto: 7.
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