Regia di Sidney Lumet vedi scheda film
Un bel film, forse, però, più importante che bello, con una notevole interpretazione di Rod Steiger sempre al limite del gigionismo e il regista che riesce a fare psicanalisi con la storia. La materia - la vita interiore di un ebreo reduce dai lager nazisti - non era per niente facile e viene risolta con dei flashback che spiegano l'attuale aridità sentimentale dell'usuraio Nazerman, il quale ha proiettato ogni sua istanza di rivalsa sui soldi: "Solo i soldi contano", dice. Tutto il resto è tristezza e sofferenza, a cominciare dalla relazione con una donna che era la vedova di un suo amico, la quale vive con il vecchio padre malato che rimprovera continuamente Nazerman per questa squallida "tresca". L'Europa è ormai un ricordo lontano e doloroso e l'anziano usuraio non ci vuole tornare nemmeno in gita turistica. Vorrebbe rifiutare gli affari con uno sfruttatore di prostitute, in memoria della moglie e dei figli morti in un lager nazista, ma non ne ha il coraggio. Una serie di eventi piccoli ma significativi lo spinge a mostrarsi più umano con i clienti del suo banco, fino alla svolta finale, quando il sacrificio del suo garzone di bottega varrà a salvargli la vita. Non si sa però se Nazerman riuscirà a far tesoro di questo evento per cambiare la propria vita in meglio. Tutto il film è infatti impostato verso un pessimismo senza fine, sottolineato dalla bella fotografia in bianco (di Boris Kaufman) e nero di una New York minore ed all'epoca poco cinematografata e dalla colonna sonora jazzata di Quincy Jones.
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