Il duo ultra-collaudato, ed economicamente redditizio per il cinema, formato dai poliziotti Marcus Burnett (Martin Lawrence) e Mike Lowery Will Smith), pare destinato a sciogliersi quando il primo, appena diventato nonno, medita un meritato ritiro in pensione.
Ma la sanguinosa fuga dal carcere della donna di un pericoloso narcotrafficante ucciso anni prima da Mike - abile anche con la magia nera, oltre che con le armi, ed il ferimento in un agguato dello stesso poliziotto, spinge i due a tornare per l'ultima volta assieme a tentare di sgominare una attività criminosa che la donna, aiutata dal fedele e ugualmente spietato figlio, è in grado di organizzare già subito dopo la fuga dal carcere.
Sarà l'inizio di una rocambolesca epopea che non disdegnerà di intrufolarsi nel passato . fino a quel momento oscuro o poco noto - del nostro agente perennemente scapolo Mike Lowery, scopertosi stavolta implicato in una intricata indagine che lo vede coinvolto anche a livello familiare ed affettivo.
Pur ridanciano e coatto come ha deciso di concepirlo a suo tempo (nel 1995 al suo esordio cinematografico), per poi far rivivere nel 2003 in un sequel, il fragoroso regista Michael Bay, Bad Boys for life ha dalla sua una storia di buoni contro cattivi che, nella sua scontatezza e prevedibilità, ha il merito di lasciarsi guardare ed assimilare senza mai creare le condizioni di infastidire né annoiare.
Il film infatti possiede il dono, tutt'altro che scontato, di farsi apprezzare per ritmo frenetico, per la leggerezza e la sfrontatezza ben gestire dai due nuovi registi belgi di origini marocchine coinvolti nel progetto, ovvero Adil El Arbi e Bulall Fallah, bravi a muoversi e a garantire ritmo e pure suspence ad una storia che, sulla carta, non potrebbe che apparire cotta e logora almeno come i suoi due protagonisti.
I quali, al contrario, nonostante i faccioni espansi ed il fisico di nonno Lawrence ormai debordante (Smith invece rimane impeccabile anche da cinquantenne) funzionano ancora, grazie alla caciarona ironia a cui i due simpatici attori protagonisti riescono a fare ricorso, al servizio di una storia tutta inseguimenti e ritmo che si lascia guardare senza mai farci troppo pentire veramente di esserci ricascati, ovvero di esserci fatti nuovamente coinvolgere in un ulteriore sequel concepito quasi fuori tempo, inerente i due inguaribili e pur simpatici "bad boys", tutt'altro che tali.
Validi anche i due cattivi del caso: la vedova spietata e un pò maga, letale e sadica quanto basta, coadiuvata da un figlio obbediente e piuttosto predisposto ad odiare a comando il suo nemico, almeno fino alla svolta inedita a cui conduce la storia.
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