Regia di Brace Beltempo vedi scheda film
Slasher nostrano, sintetico (meno di settanta minuti) e composto dai soli ingredienti "sex & violence". Debole, per via di un sceneggiatura appena abbozzata ma molto ben girato. Peccato per l'invadente uso del turpiloquio, messo qui in bocca a brave protagoniste che recitano comunque bene e -per la gioia degli occhi- più nude che vestite.
Jen, Kelly, Sick e Jennifer costituiscono la band, composta da sole ragazze, denominata Vicious Lips. Jen, la capogruppo, sceglie di girare un video musicale all'interno di una falegnameria abbandonata, già teatro in passato di brutali torture e delitti opera di Andrew Miller, autore di una serie di sevizie conclusesi con la morte di sette ragazze. E con il suo stesso suicidio.
"Mi perdoni padre, perché ho peccato." (Ashley in confessionale)
Operatore alla macchina, compositore musicale, produttore e -naturalmente- regista. Il milanese Bruce Beltempo mentre è impegnato sul set di P.O.E. 4: The black cat (un collettivo girato in USA, co-diretto assieme a Domiziano Cristopharo e Chris Milewski) porta a conclusione il progetto Carpenter's house, un frenetico slasher sanguinario che ricorda -per i punti macchina in sopraelevazione, le spericolate corse con steadycam e le protagoniste imbrattate di emoglobina- nientemeno che l'esordio di Sam Raimi (La casa, 1982). Le riprese aeree (vertiginose e ripetute) con drone sono professionali e tradiscono l'idea di essere di fronte ad un low budget. Anche le dissolvenze tra una scena e l'altra (piuttosto originali e spesso in entrata o in uscita da una finestra) denotano un certo talento nella realizzazione. L'intero cast femminile poi, costretto a recitare quasi senza vestiti (e imbrattato di sangue), se la cava più che decorosamente. Certo, l'idea di base è piuttosto debole e messa in campo al solo fine di sfoderare un gusto cinefilo in arrivo da una conoscenza approfondita del medium cinematografico, utilizzato ovviamente in campo horror. Carpenter's house, nonostante la similitudine del titolo e per via dell'armamentario "artigianale" utilizzato dal mostruoso assassino (indossante una maschera anti NBC, al pari di HazMat), non ha nulla da spartire con il quasi omonimo inedito diretto da David Wellington (The carpenter, 1988). Beltempo, evidentemente appassionato del genere, non si lascia sfuggire -poco dopo l'incipit- l'occasione di annunciare le sue passioni: in una sequenza si possono infatti notare miniature di Jason Voorhees e Michael Myers (sempre di slasher si tratta) ma soprattutto, in evidenza su un tavolino, fanno bella mostra di sé un paio di copie della rivista Nocturno, mentre in un mobile a parete si distingue la collezione completa di Dylan Dog.
Carpenter's house può solo essere apprezzato -sia per il tentativo di porsi in coda ad altri esordienti italiani nel rilanciare il genere, sia per la notevole tecnica- ma non manca, purtroppo, di punti deboli. Il primo e più evidente è l'uso gratuito di un linguaggio davvero sboccato, che finisce (per l'insistito uso di parolacce) a sminuire la serietà dell'insieme. A seguire i personaggi femminili vengono proposti (eccezion fatta per la final girl, ovvero Ashley) privi di morale, bisessuali, drogati e -anche per via di alto numero di tattooes e piercing- edonisti, egoisti, goderecci, volgari e anche un (bel) po' stronzi: come nell'incredibile scena (dal taglio ironico non centrato) che vede lo stesso Beltempo nel cameo di un contadino, e che si ricorda per un incredibile scambio di battute. Le ragazze, in abiti meno che succinti, scendono dal Belzebus (sic!) e muovono in direzione di alcuni lavoratori, posti appresso ad un trattore, finché Jen esordisce: "Signore e signori ecco a voi il tipico esempio di fottipolli campagnoli". Ottenendo per tutta risposta, da parte di uno di loro: "Se non sapete dove andare, possiamo ospitarvi nel capanno delle vacche. Ci pensa Rufus, domani, a mungervi."
E il tutto perché le ragazze si sono perse, quindi in cerca di indicazioni stradali!
Tra alti (sul tragico finale piomba l'immancabile Sonata al chiaro di luna di Beethoven) e bassi (dialoghi da scaricatore di porto, messi in bocca alle protagoniste) Carpenter's house rappresenta comunque un buon tentativo di intrattenimento, garantito sia dalla dinamica e coinvolgente regia, sia dalla costante presenza di sex & violence (guardate bene la locandina: è quel che resta di una sexy vittima, in posa ambigua, ma -per un bizzarro effetto ottico- potrebbe sembrare anche una lapide).
Brutte compagnie
La madre di Ashley, praticante cattolica e di vecchia mentalità, non apprezza la compagnia che frequenta la figlia. Quando Sick e Kelly si presentano alla porta di casa sull'eccentrico (Belze)bus per caricare Ashley, la donna si lascia sfuggire una perla: "Non è che mi piacciano molto quelle lì. Una sembra la meretrice di Sodoma, l'altra la maga Circe."
Bella... da perderci la testa!
Dopo aver compiuto il primo delitto, l'assassino mascherato raccoglie la testa della ragazza decapitata. La porta all'altezza dell'inguine, e utilizza l'orifizio per raggiungere l'orgasmo. Quindi getta il resto insanguinato che, rotolando finisce con la bocca aperta in primo piano, mentre il liquido seminale fluisce dalle labbra. C'è da giurare che Beltempo abbia voluto così fare un personale omaggio al film di Alexandre Aja: infatti una scena simile compare in Haute tension (2003), pur in un differente contesto, ossia con l'omicida al posto di guida su un camion.
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