Regia di Ivan Kavanagh vedi scheda film
Siamo a metà del diciannovesimo secolo, in piena corsa verso le promesse fortune del Far West. A Garlow, un piccolo villaggio alle porte della California, il giro di vite voluto dal carismatico e potente predicatore locale, vero sceriffo della comunità, che ha bandito dalla vita delle sue pecorelle alcol e prostituzione (a miglior gloria di Dio, evidentemente), la vita scorre ora più tranquilla che mai, ma naturalmente anche in modo più noioso e vagamente oscurantista. Per di più, l’artefatto clima instaurato dall’ultra prete, cha ha finito per avere riflessi sulla micro criminalità di ordinaria amministrazione, rende la vita difficile (e gli affari un po’ più magri) per il giovane beccamorto locale Patrick (Emile Hirsch), di origini irlandesi, padre di due creature e maritato ad Audrey (Déborah François) una bella donna di origini francesi. Patrick, un personaggio anonimo, schivo, brava persona ma avido e pavido, che tende ad accumulare monete d’argento tanto per spirito di abnegazione nei confronti della sua famiglia quanto per paura di un futuro di cui non saprebbe dire, vorrebbe allora proseguire verso Ovest, per raggiungere quella California che, rispetto alla minuscola Garlow, pare poter offrire ben maggiori opportunità. Ma oltre alla contrarietà di sua moglie a tale progetto, Patrick dovrà fare i conti con l’arrivo al villaggio di Dutch Albert (John Cusack), un ombroso “bounty killer” accompagnato da due poco raccomandabili brutti ceffi ben poco inclini alle buone maniere. Lo sbrigativo Dutch Albert e i suoi scagnozzi hanno presto buon gioco all’interno della rammollita comunità locale: verrà riaperto il saloon (Deo Gratias! Come si fa a vivere in un villaggio del West senza saloon?!?), e whisky e donnine allegre torneranno a scandire le ore del villaggio. Naturalmente, i malefici intenti del terzetto, che saprà subdolamente conquistarsi la complicità di molti (beccamorto incluso), finiranno poi per sconvolgere il destino di tutti.
“Never Grow Old” è un film crepuscolare se non oscuro (rare le scene diurne), quasi misteriogeno, che emana fin dall’incipit un appassionato buon odore di zolfo e fatica di vivere, mefistofelico a suo modo (sesso, denaro, morte), molto curato e ben riuscito sia nella regia quanto nella fotografia. Ha però delle notevoli lacune nella sceneggiatura (con alcuni snodi buttati un po’ lì come viene) specie nel mancato utilizzo della figura del prete che, a dispetto di un promettente sermone, meraviglioso nelle primissime fasi del film (meraviglioso specie nell’interpretazione di Danny Webb), avrebbe potuto fungere da vero contraltare alle opere messe in atto dal cattivone di scena, restando invece sotto traccia e relegato in un angolino. Anche la figura del protagonista non riesce ad essere sviluppata fino in fondo, e pare rimanere ambigua ed irrisolta anche dopo la sua auspicata presa di posizione nella vicenda, fino ed oltre ad un finale malinconico in cui, tutti col fiato corto (spettatori e personaggi), si cercherà di correre verso una California migliore.
Il regista irlandese Ivan Kavanagh non demerita, firma un film ambizioso per la cui realizzazione sono evidente gli sforzi profusi. E che può contare soprattutto su un John Cusack a dir poco sorprendente in un ruolo nel quale non era poi così scontato collocarlo.
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