Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film
E' difficilissimo per me scrivere dell'Albero degli zoccoli. Mi ha colpito, mi ha colpito profondamente come pochi altri film. Mi ha colpito perché, più che rappresentare la vita dei contadini bergamaschi, è un film che cerca la bellezza, la insegue, la filma, la raffigura, la spia, senza tentare di abbellirla, di cambiarla, di raffigurarla. Cerca la bellezza negli occhi dei contadini quando nasce loro un figlio, quando la vacca guarisce, quando si sposano, quando stanno tutti assieme a raccontarsi delle storie. E' una bellezza vera, autentica, perché nasce dalla realtà: i contadini non sono truccati come veri attori, non dicono cose belle e scontate, non s'imbarcano in improbabili e travolgenti storie d'amore, non portano bei vestiti addosso; sono trascurati, si capisce a malapena ciò che dicono e vivono nel lerciume, ma il tramonto o l'alba quando si staglia sulle loro teste assume una strana bellezza, la pioggia ha un incredibile fascino ed anche la loro azione più banale, nelle mani di Olmi, diventa poesia. E' un film lirico, musicale (non nel vero senso del termine), fatto molto di immagini, di silenzi e di colori; i dialoghi sono pochi e superflui e sembrano più che altro che facciano da cornice ad un quadro bellissimo; ecco a cosa somiglia il film, ad un quadro da osservare incantati, sereni, senza porsi troppe domande, lasciandosi così trascinare da esso e dalle musiche di Bach che lo accompagnano. Non parlerò di ritmo o di tensione drammatica, perché a mio dire L'albero degli zoccoli rivoluziona il modo di fare e d'intendere il cinema e di raffigurare la bellezza. E' un film neorealista? Secondo me sì: è puro neorealismo (seppur siamo negli anni '70), un'esaltazione del neorealismo.
Qualche ingenuo l'ha accusato di essere reazionario e di non raffigurare la lotta di classe che tormenta i contadini; ingenuo, non sa quel che dice! Nel film io leggo invece un'esaltazione della semplicità e della comunità da contrapporre al capitalismo, al consumismo ed alla vita frustrante ed alientante della città.
Potrei scrivere papiri interi sul film cercando di esaminarne la radice del fascino e della bellezza, ma preferisco fermarmi, aggiungengo solo che l'unico vero poeta del cinema italiano, che ha usato il cinema per fare poesia innovando profondamente il modo d'intendere la settima arte è Ermanno Olmi.
Tabellino dei punteggi di Film Tv ritmo:3 impegno:4 tensione:2
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