Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film
Quattro famiglie di braccianti affrontano il lungo inverno delle valli bergamasche raccontato da immagini di straordinaria bellezza. Ermanno Olmi racconta la vita contadina con lo stesso spirito che animava padre Turoldo o Nuto Revelli. I contadini sono infatti al tempo stesso gli ultimi e i vinti, sono i rappresentanti di un mondo e di una cultura destinati a scomparire di fronte alla società moderna: e sono anche portatori di valori che trovano sempre più difficile cittadinanza nel mondo industriale. Olmi non mitizza il mondo contadino, gli interessa la cultura e lo affascina l’aspetto visivo, ma al tempo stesso ha ben presenti le contraddizioni che vengono vissute sulla viva pelle dai protagonisti. Più che con le parole, i personaggi parlano con gli sguardi e Olmi parla del passato (il film è ambientato tra il 1897 e il 1898) ma esprime con forza anche un punto di vista sul presente. Palma d’Oro a Cannes, è piaciuto all’estero soprattutto per l’aspetto antropologico ma è un film complesso, ricco, girato con un’adesione totale del cinema al soggetto che viene trattato. La fiaba cinematografica non è mai stata così profonda e così (apparentemente) semplice, così lineare nella trattazione e così complessa nell’assunto.
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