Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film
L'albero degli zoccoli è una sorta di 'pietra dello scandalo', l'elemento da cui nasce una sfortunata vicenda narrata nel film. Ovvero la cacciata con disonore di una famiglia dal podere che gestiva per conto del padrone, che non apprezza l'abbattimento di un alberello per ricavarne un paio di zoccoli nuovi. Attorno a questa faccenda si svolgono una discreta quantità di situazioni, tutte riconducibili alla quotidianità campagnola lombarda di fine diciannovesimo secolo; assistiamo così all'abbattimento ed allo scuoiamento del maiale, alla visita del veterinario alla mucca, data per spacciata, ai riti religiosi che scandiscono le giornate ed i periodi delle vite delle famiglie. Olmi dà anche spazio ad un tenero e silente corteggiamento/innamoramento fra due giovani, che poi si sposeranno. Le cifre del suo cinema sono queste, cioè le consuete: attori non professionisti (che comunque se la cavano, anche se qui qualcuno lascia un po' a desiderare - ma va ricordato che ci sono molti anziani e bambini), musica quasi del tutto assente, se si esclude qualche solenne parentesi a base di archi e a cura di Bach, un'asciuttezza (nei colori, nei dialoghi, nelle scene) impareggiabile, ma con una sostanziale differenza rispetto al 'solito' film di Olmi: qui la narrazione si sbraca e la pellicola si dilunga fino alle tre ore tre di durata, insomma una specie di 'film doppio', almeno quantitativamente, per il notoriamente contenuto regista bergamasco. Verismo cinematografico, utile anche come documento sociologico. 6,5/10.
La vita quotidiana di alcune famiglie contadine lombarde alla fine del 1800.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta