Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film
Credo che sia questo il film che ha fatto sbocciare dentro di me l'amore per il cinema:avevo quasi dieci anni quando lo andai a vedere al cinema con mio padre e lo devo ancora finire di ringraziare per avermi portato a conoscenza di questo capolavoro.Si,capolavoro,non è possibile usare altro termine.Uno spaccato di vita reale nella campagna lombarda alla fine dell'800,una tenuta agricola di un latifondista che fornisce di che vivere a quattro famiglie attraverso il duro lavoro di ogni giorno,nel freddo ,nella nebbia,tutte indipendenti ma tutte legate indissolubilmente dalla percezione del bene comune.Si fa tutto insieme,nel bene,si coltiva,si ammazza il maiale(scena ancora impressa nei miei occhi da 30 anni a questa parte),si litiga,ci si innamora,si cerca di curare la vacca malata e si va a cercare il veterinario,si cerca di lucrare qualche chilo di farina al padrone.Insieme....ma quando uno di loro taglia un alberello per fare uno zoccolo al proprio figlio,per non fargli ferire i piedi ognuno ritorna a pensare per se,per paura di perdere quel poco che sono riusciti ad avere.Perche'tagliare l'albero senza chiedere il permesso al padrone che tutto vede e tutto domina ne scatena l'ira funesta,il padrone li caccia,riducendoli alla fame e gli intima di portare via le loro povere cose in pochissimo tempo.E allora si guarda tutto da dentro le finestre,l'unita'è giocoforza svanita per non essere ridotti alla fame come loro,si rispetta in silenzio il dolore altrui e ci si rammarica.Ecco le scene del carretto che progressivamente si riempie di povere cose,sedie,della moglie e dei figli in lacrime è una scena che rimane marchiata a fuoco davanti ai miei occhi.Dopo tanti anni che non si parlava piu'di neorealismo,Olmi gira un film che piu'realista non si puo',usa tutti attori non professionisti che si dimostrano eccezionalmente bravi,opera la scelta di purismo nella lingua facendo loro usare il dialetto e sottotitolando,fa conoscere al mondo un nostro pezzetto di storia,la poverta',i padroni che non esitano ad affamare gli agricoltori,descrive il mondo dei contadini attraverso l'inquadramento antropologico di un microcosmo lontano da qualsiasi eccesso bucolico,anzi sottolinea con veemenza la durezza di questa vita e sottolinea come non è possibile staccarsene.Ripeto..un capolavoro senza mezzi termini....
l o sguardo timido la fa apprezzare ancora di piu'
un tronco d'albero vigoroso e resistente alle intemperie
non male
parte di contorno
a mio parere il suo film migliore
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