Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film
VOTO 10/10 Il più bel film di Olmi e un vero film d'arte nell'ambito della cinematografia italiana degli anni Settanta. Ispirato a racconti orali che lo stesso regista aveva ascoltato dai nonni, è un appassionato ritratto del mondo contadino nella regione bergamasca alla fine dell'Ottocento, ricostruito con estrema precisione nelle ambientazioni, nei colori e perfino nelle sonorità del linguaggio (il film fu girato in dialetto col sonoro in presa diretta, che era una procedura piuttosto insolita in Italia in quel periodo). Un poema cinematografico che aggiorna in maniera squisita la lezione del Neorealismo (anche se la protesta sociale di cui erano intessuti i film neorealisti qui è molto più sfumata), ma che si ispira anche alla grande tradizione documentaristico-etnografica che ebbe uno dei suoi massimi rappresentanti nell'americano Flaherty (anche qui uno dei temi principali è quello della lotta per la sopravvivenza dei contadini in condizioni di estrema povertà e precarietà a livello morale e materiale). Ammirevole l'autenticità e la sensibilità, che non scade mai nel pietismo, con cui sono filmati gli eventi quotidiani di questa gente ordinaria, vittime di un sistema sociale basato sullo sfruttamento; gli attori non professionisti sono spontanei ed efficaci senza inutili manierismi, e contribuiscono al sapore neorealista dell'opera. Sono sorte delle polemiche su una presunta ideologia "reazionaria" dell'opera, poichè il regista sembrerebbe idealizzare alcuni valori del passato che sono pressochè scomparsi nella nostra società e che spiegherebbero l'attuale degrado, ma a mio parere questo discorso non sottrae nulla alla straordinaria bellezza delle immagini e alla pregnanza dei contenuti che Olmi ci propone. Tra le sequenze più belle, il viaggio di nozze dei due sposini su una barca diretta a Milano; ugualmente indimenticabili, ma molto più crude, le immagini finali della famiglia costretta a traslocare a causa del furto di un ramo per costruire un paio di zoccoli (da cui il titolo dell'opera).
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