Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film
Cannibal movie, opera di Umberto Lenzi anche autore dello script, fortemente influenzato da un recente (all'epoca) fatto di cronaca: il suicidio di massa compiuto nel novembre del 1978 dagli adepti del Tempio del Popolo, setta guidata dal reverendo Jones.
New York. Un killer responsabile di una serie di omicidi, compiuti con frecce avvelenate, muore investito da un mezzo su una strada trafficata. Tra i suoi effetti personali viene rinvenuta una pellicola che ritrae Diana Morris (Paola Senatore). Informata del fatto, la sorella Sheila (Janet Agren) decide di rintracciare Diana dopo aver cercato di identificare il luogo delle riprese con il supporto del professor Carver (Mel Ferrer): gli indizi fanno supporre che Diana possa trovarsi in qualche zona sperduta della Nuova Guinea, essendo entrata a far parte della Setta della purificazione, composta da un gruppo di fanatici religiosi assuefatti (tramite somministrazione occulte di droghe) a una forma distorta di religione marxista predicata da Melvyn Jonas (Ivan Rassimov), da poco trasferitasi in quel luogo inospitale. Ingaggiato Mark Butker (Robert Kerman), pilota di aerei e disertore del Vietnam, Sheila rintraccia la "comune", costruita in prossimità di un villaggio indigeno composto da pericolosi cannibali. Catturati e costretti a far parte della setta, Mark e Sheila incontrano Diana. Ben presto i tre decidono di tentare una fuga, supportati da Mownara (Me Me Lay).
"Mangiati vivi! Andò molto bene all’estero, come l’altro, Make Them Die Slowly (Cannibal Ferox, n.d.r), che realizzai l’anno successivo, nel 1980 e che incassò 400.000 dollari in una settimana a New York."
(Umberto Lenzi) [1]
I produttori Luciano Martino e Mino Loy lasciano carta bianca a Umberto Lenzi (titolare del filone per aver diretto, nel 1972, Il paese del sesso selvaggio) circa la realizzazione di un "cannibal movie" concepito con chiara intenzione di sfruttare il clamoroso successo di Cannibal Holocaust (Ruggero Deodato, 1979). Lenzi però ha un suo preciso stile e pur mantenendo le caratteristiche tipiche del sottogenere (sequenze gore e splatter - simulate sugli essere umani, reali sugli animali -, impostazione da "mondo movie" con messa in scena di sconvolgenti rituali indigeni) e riproponendo persino la presenza di un "nastro ritrovato", scrive una sceneggiatura che guarda a fatti realmente accaduti, la cui cronaca recente era già stata raccontata nel film di exploition Il massacro della Guyana (René Cardona Jr., 1979). Mutando una sola vocale, attribuisce a Rassimov nome e ruolo che, in realtà, rimanda al reverendo Jones, titolare della setta laica definita come Tempio del Popolo (istituzione iconoclasta dalla vocazione dichiaratamente marxista) e responsabile di uno dei più impressionanti e clamorosi suicidi di massa (circa 900 vittime), verificatosi il 18 novembre 1978. Benché Mangiati vivi! risponda del tutto alle esigenze più puramente speculative e spettacolari del cinema popolare nostrano, tipiche di quel periodo, Lenzi non trascura il fatto di cronaca che, al contrario, diventa fulcro e vera ragione d'essere del film. A margine restano (solo nella versione integrale, ça va sans dire l'unica da visionare): impressionati effetti speciali che contrastano con la rappresentazione un tantino prevenuta, e talvolta grottesca al limite del caricaturale, degli indigeni; stucchevoli sequenze di gratuita violenza sugli animali (buona parte delle quali, va aggiunto, recuperate dai precedenti Il paese del sesso selvaggio e La montagna del dio cannibale); scene di sesso al limite dell'hard (Janet Agren seviziata con un improvvisato godemiché da Jonas; Paola Senatore stuprata durante la fuga da un emissario del santone). Dopo un incipit poco curato e ambientato frettolosamente a New York, Lenzi trova la giusta ispirazione girando nello Sri Lanka un lungometraggio che mantiene un perfetto equilibrio tra avventura, orrore, erotismo, azione e dramma. Lo supporta un cast tutto sommato convincente, sul quale spiccano Ivan Rassimov (più che adatto nel ruolo del despota perverso e sadico), Janet Agren e il porno attore prediletto da Gerard Damiano e Lasse Braun, quel Robert Kerman (già presente in Cannibal Holocaust, in seguito protagonista di Cannibal Ferox e altrove più spesso accreditato con uno dei tanti pseudonimi: Richard Bolla) all'epoca già attivo protagonista nel settore delle luci rosse e presente in ruoli principali di diversi cult hard (per citare i più noti: Odissea sessuale, 1977; People, 1978; Alfa Blu - L'universo erotico di Gerard Damiano, 1981; American Desire, 1981). Complice una discreta colonna sonora, le suggestive scenografie del grande Antonello Geleng e l'audacia tipicamente lenziana di travalicare i limiti del buon gusto, Mangiati vivi!, con buona pace delle immancabili stroncature critiche mai rivedute e corrette con il passare degli anni, è diventato un titolo di culto apprezzato e stimato in particolar modo all'estero.
Curiosità
La presenza di un santone che tiene legati a sè gli adepti facendo ricorso a sostanze stupefacenti e ripetuti atti sessuali era stata curiosamente anticipata da Aristide Massaccesi in Emanuelle. Perché violenza alle donne? (1977): probabilmente anche il guru Shanti (Luigi Montefiori), presente in quest'ultimo film, deve le sue origini alla discussa (nelle cronache del tempo) personalità del reverendo Jones.
Sequenze "rimasticate", in arrivo da precedenti lungometraggi:
- la morte della ragazza del villaggio è tratta da una scena comparsa precedentemente ne Il paese del sesso selvaggio dello stesso Lenzi;
- la morte di Me-Me Lai arriva da Ultimo mondo cannibale (Ruggero Deodato, 1976);
- il pitone che divora la scimmia, un coccodrillo all'assalto di una piroga, un cobra ucciso a mani nude, l'iguana sventrato e mangiato dai cannibali, la lotta cobra-mangusta, Il varano che vomita un pasto e un'evirazione sono state recuperate da La montagna del dio cannibale (Sergio Martino, 1978).
Visto censura [2]
Il 20 marzo 1980, senza incorrere in particolari problemi di censura (i Catoni del tempo erano ossessionati più dal nudo femminile che dalla violenza, come dimostra la lista di alleggerimenti richiesti e più sotto elencati), Mangiati vivi! ottiene regolare nulla osta (n. 74827) potendo essere distribuito nelle sale cinematografiche con limitazione di visione ai minori di anni 18 e dopo aver accertato che la produzione ha effettuato i seguenti tagli:
1) scena della castrazione di un cannibale;
2) uccisione con un palo di un cannibale;
3) squartamento dell'indigena che fugge con i protagonisti;
4) scena in cui i cannibali violentano e mangiano una donna di colore;
5) scena della sodomia di Diana;
6) taglio del seno di Diana;
Metri di pellicola dichiarati: 2537 (93' ca a 24 fps).
Il secondo v.c. (n. 82443), datato 22 aprile 1987, riduce ai 14 anni il divieto di visione dopo una serie di ulteriori tagli non meglio precisati. Dal verbale allegato al secondo n.o.:
"(La commissione) Delibera all'unanimità parere favorevole alla concessione del n.o. per la proiezione in pubblico riducendo il divieto di visione ai minori degli anni 14, tenuto conto di alcune scene di violenza e soprattutto della scena finale del suicidio collettivo che potrebbe turbare la particolare sensibilità dei predetti minori."
Sinossi estratta dal verbale allegato al nulla osta
Attenzione: SPOILER
"Sheila Morris è una giovane americana che giunge a Marauke alla ricerca della sorella Diana, scomparsa da New York. Grazie all'aiuto di un giovane avventuriero, Mark, raggiunge un villaggio nella giungla dove un certo Jonas, capo di un gruppo ecologico, costituitosi in setta, tiene Diana praticamente prigioniera. Diana confessa alla sorella di aver seguito volontariamente Jonas, ma di essersi poi resa conto che questi è un impostore. I tre, eludendo la guardia di Jonas, fuggono, ma vengono catturati dai cannibali che fanno scempio di Diana. Salvati da un elicottero della polizia Mark e Sheila tornano a New York, dove apprendono che Jonas e i suoi hanno posto in atto un suicidio collettivo."
NOTE
[1] Dall'intervista al regista di Gian Luca Castoldi, pubblicata su Amarcord n. 4/5.
[2] Dal sito "Italia Taglia".
"Oggi ho 24 anni e non mi aspetto di vivere ancora. Ho creduto che almeno avrei dovuto tentare di far sapere al mondo chi è, o era, Jim Jones, il Tempio del Popolo e Jonestown, la comunità più pacifica e piena di amore che sia mai esistita. Jim Jones, colui che ha reso possibile questo paradiso. Che posto bellissimo era, questo! Ai bambini piaceva la giungla, imparavano a conoscere gli animali e le piante. Non c'erano automobili che potessero investirli, pedofili che potessero abusare di loro, nessuno che potesse far loro del male. Erano i bambini più liberi e intelligenti che io abbia mai conosciuto. Moriamo perché non ci avete lasciato vivere in pace."
(Biglietto d'addio di Ann Moore Layton, adepta della setta del Tempio del Popolo)
(Visione consentita con limiti d'età)
F.P. 30/05/2024 - Versione visionata in lingua italiana, DVD NoShame (durata: 84'58")
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