Regia di Aldo Lado vedi scheda film
La storia di una ribellione alla tradizione, alla famiglia e in particolare alla figura del padre, grazie alla politica prima e al sesso poi. Ma mentre la politica, dopo un iniziale entusiasmo (simboleggiato qui dall'adesione del protagonista alla Resistenza contro i nazifascisti), delude, con il gattopardesco trasformismo del padre - che scivola dal fascismo all'adesione al monarchismo e dopo il 2 giugno 1946, quando il film si ferma, verosimilmente alla DC - ma anche degli ex compagni partigiani, che depongono le armi sull'altare della togliattiana ragion di stato, la vera liberazione e la guarigione dalla malattia arriveranno soltanto grazie al sesso gentilmente offerto da due giovani donne.
Non amo particolarmente la letteratura di Moravia, ma a giudicare dal trattamento riservatogli da Aldo Lado, il regista veneziano deve amarla ancora meno di me. Pur ispirandosi "liberamente" all'omonimo romanzo moraviano, il film non rende giustizia alla storia che racconta e soprattutto non si capisce perché le due donne (Teresa Ann Savoy e Stefania Sandrelli) dovrebbero bramare tanto da ingelosirsi l'un l'altra l'insipido giovincello Luca (Karl Diemunch). Una messinscena fredda come spesso capita con i film ambientati a Venezia, fa il resto, per rendere questa trasposizione né carne né pesce, né film erotico né politico e men che meno romanzo di formazione.
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