Regia di Benedict Andrews vedi scheda film
La progressione narrativa, a onor del vero, è incalzante e coinvolgente, riuscita nelle proprie digressioni pseudo-thriller. In realtà, uno degli aspetti più interessanti risiede nella natura del personaggio di Jack Solomon, punto di vista speculare e opposto a quello della donna nonché arbitro morale della vicenda. In quest’ottica il film potrebbe benissimo essere letto come un doppio racconto, un duplice biophic. Una scelta interessante quest’ultima, astuta alternativa alla rifuggita linearità di una storia sulla carta monotona. Ma non basta a salvare il film, perché nonostante i propri evidenti sforzi “Seberg” rimane la glorificazione – peraltro ambigua – di un’icona femminile da celebrare a tutti i costi, anche a costo di marginalizzarne difetti, debolezze, quindi umanità.
Mai sincero, raramente onesto, “Seberg” è una ricattatoria invocazione alla pietà e alla memoria, che prende tematiche corpose e le asservisce alla contemporaneità di tendenze correnti (la presa di posizione femminile nel sociale, in primis), senza però riuscire a creare una vera e propria connessione tra passato e presente, ieri e oggi, sperperando in questo modo l’urgenza di un messaggio che rimane vago e in sottofondo. E, spiace dirlo, ma Kristen Stewart è una delle peggiori attrici della propria generazione.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta