Regia di Claudio Gora vedi scheda film
Massimo gestisce una sala corse, è implicato in affari loschi e sguazza perennemente nei debiti; ci vorrà un omicidio preterintenzionale per fargli pagare le sue malefatte. Il film, diretto dall’attore Claudio Gora, è fin troppo sbilanciato sul versante della recitazione. Ma i veri problemi sono nella sceneggiatura: la storia non sta in piedi, e i personaggi non hanno nessuna coerenza psicologica. All’inizio l’ex socio di Massimo, Daniele, esce di prigione, dove era finito per colpa sua: dapprima gli fa una scenata, poi viene rabbonito dalle sue improbabili spiegazioni, poi decide di denunciarlo, poi si rappattuma in qualche modo che non è dato sapere. Daniele ama perdutamente l’annunciatrice radiofonica Lucia, che i due uomini conoscevano anni prima: Massimo la ricontatta per fargli un favore, poi se ne invaghisce a sua volta (come se scoprisse solo allora la sua esistenza) e si accorge che lei lo ricambia (idem). Elena, l’ingenua fidanzata di Massimo, oscilla fra un’esasperante cecità e la resa all’evidenza dei fatti. Alla fine, come se obbedissero a un cenno convenuto, tutti si ribellano a Massimo (le cui truffe, peraltro, sarebbero state smascherate anche da un bambino) e lo accusano dell’omicidio, che lui aveva cercato di spacciare per incidente. Insomma: questi non sono personaggi, ma marionette che sembrano agire scena per scena senza ricordare cosa avevano fatto e detto nella scena precedente. Peccato, perché la descrizione ambientale avrebbe avuto un certo interesse.
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