Regia di Carlo Lizzani vedi scheda film
La storia di un antieroe raccontata da un regista che nella sua carriera ha saputo mettere in scena una filmografia eterogenea, ma che ha sempre avuto un occhio di riguardo per il periodo della Resistenza e per il valore documentario, di testimonianza storica, del lavoro cinematografico. Bravissimo Gerard Blain, che rende vivo, credibilissimo un personaggio oltrettutto reso ostico dalle limitiazioni fisiche. Bella la storia, ovviamente tratta da una vicenda realmente accaduta, del 'ribelle senza una causa' se non la sua stessa liberazione (con la minuscola), da un passato non facile e da sensi di colpa immani. Il finale (a prescindere dalla veridicità dei fatti) non potrebbe che essere tragico.
Alvaro, ragazzo povero romano, è chiamato il Gobbo per via di una evidente malformazione fisica. Durante la Resistenza combatte coraggiosamente contro i nazifascisti; il suo principale nemico è un commissario di polizia, che uccide, ma non prima di averne stuprata la figlia. La ragazza si innamora del Gobbo e comincia la latitanza con lui; anche quando Roma è liberata dagli Americani, però, il Gobbo continua a rimanere nascosto con la sua piccola gang, ad usare armi e a sfruttare delle prostitute. Ma la polizia lo troverà.
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