Regia di Luchino Visconti, Mauro Bolognini, Pier Paolo Pasolini, Vittorio De Sica vedi scheda film
quale migliore occasione di gustarsi la bellezza senza tempo e senza "ma" della divina silvana mangano. 5 episodi che ne esaltano lo splendore estetico e il talento attoriale. nell'episodio di visconti naturalmente la mangano fa una diva cinematografica in crisi profonda che si reca,in fuga, da un'amica(la brillantissima annie girardot) e in questo epidosio vi è una scena che secondo me è bellissima. il momento dello strucco. della svestizione della divina in donna fatta mentre era semi-inconsciente. svestizione effettuata dagli avventori della festa, tutte serpi che l'hanno già svestita e rivestita degli stracci del pettegolezzo. ognuno toglie un simbolo di quello che loro credono sia fatto il mito della divina: ciglia di visone, lo strano copricapo alla nefertiti, i tiranti legati dietro la nuca e ciò che ne rimane è una splendida donna che ha tutto meno l'unica cosa che forse la può rendere felice e completa. in senso civico di bolognini soccorre un sordi incidentato caricandolo sulla sua mini-giardinetta solo per sfrecciare dal suo uomo senza incorrere in multe e stop delle forze dell'ordine. segmento breve che grazie al ruolo di spalla di sordi permette di caratterizzare un personaggio stronzo, mediante una "R" francese, pochi semplici battute e una mise come solo negli anni sessanta forse si poteva immaginare d'indossare. in mano a pasolini la divina sintetizza ancor di più le finezze attoriali, diventando ASSURDA CAI', che non può parlare e sentire e vive nel pattume e nei ruderi di una roma rurale che di lì a poco sarebbe diventata la perieria già abitata dalla delia di parigi o cara. per pasolini la mangano aveva il profumo delle violette in primavera e quando interagisce con il principe degli straccioni cinematografici e il giovanissimo ninetto davoli sembra che sia sempre appartenuta a quel ruolo. la mangano ha un modo di sorridere mentre cammina con totò e ninetto balla intorno a loro, come di una madre che ha adottato due suoi figli randagi. nè la siciliana si adatta bene al breve segmento in cui nel dire ciò che non dovrebbe dire, causa più morti di una strage di mafia. nel suo piroettare tra le bare dei suoi cari, si annulla l'immagine di stella del cinema che a dire della betti non amava più di tanto. e di nuovo il miracolo avviene. un vestito e uno scialle nero, e la sua tipica espressione rabbuiata, come se d'improvviso si scatenasse il finimondo di un nubifragio estivo, la tramuta nè la siciliana. nell'episodio di de sica la troviamo in compagnia niente di meno che di clint eastwood. moglie di un marito spento e che si addormenta non appena si posa, qui la dea, sfoggia una mise più bella dell'altra, compresa quella mitica e incredibile, di un abito nero che sembra fatto di sacchi della spazzatura e con un copricapo ricoperto di grossi spilloni. non un capolavoro d'accordo, ma pur sempre un'occasione per farsi una sorta di meglio in pillole di una... no mi correggo, della donna più bella che sia mai esistita.
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