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Pelican Blood

Regia di Katrin Gebbe vedi scheda film

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La recensione su Pelican Blood

di maghella
8 stelle

 

Wiebke  è una madre single, che gestisce da tempo un maneggio per l'addestramento dei cavalli della polizia. Dopo aver adottato con successo la prima figlia Nicoletta, decide di darle una sorellina ritornando in un non ben precisato paese dell'est per una seconda adozione. All'ingresso dell'orfanotrofio, un arazzo raffigura un pellicano che beccandosi sul petto nutre i suoi piccoli nati morti con il proprio sangue, donandogli così una seconda vita. Raja ha solo 4 anni, un sorriso imperfetto ma che ruba immediatamente il cuore di Wiebke e di Nikki. Tutto sembra andare bene nei primi giorni in cui Raja entra in famiglia. Certo non è facile comunicare per via della lingua sconosciuta, ma Raja pare di poche parole e di molto appetito. Lo strano comportamento della bambina di riempirsi la bocca di cibo e di nascondere nelle tasche quello che rimane nel piatto, lascia perplessi madre e sorella, che però giustificano tutto con la scarsità di risorse del paese di origine di Raja. Il nuovo clima famigliare fa pensare a Wiebke di poter iniziare una nuova relazione sentimentale con uno dei poliziotti che frequentano il maneggio, e completare così quella famiglia che tanto faticosamente sta cercando di formare in solitudine. I problemi di Raja però non si limitano all'alimentazione. Gesti improvvisi di grande violenza ingiustificata verso bambini più  piccoli di lei o l'uccisione di animali, fanno preoccupare la madre adottiva che inizia a indagare sulle possibili cause di tale aggressività. Più il tempo passa, più la bambina diventa violenta e pericolosa per gli altri, appiccando incendi casalinghi e minacciando di morte i famigliari. Wiebke decide di affidarsi alle cure di specialisti che ben presto le propongono come unica soluzione quella di una reclusione in un istituto specializzato per bambini affetti da disturbi gravi di inafettività. Raja non sa amare, nè provare empatia per le persone che la amano. Proprio come  Top Gnu, un cavallo del maneggio poco incline ad essere addomesticato, che risponde alle situazioni di stress imbizzarrendosi e disarcionando la sua cavallerizza, così Raja sprigiona tutta la sua violenza nei momenti in cui l'affetto famigliare è più tangibile. Il passato della bambina è di quelli da cronaca nera, a soli 18 mesi ha vegliato per ore il  corpo della madre morta, in attesa di un suo risveglio. Wiebke non abbandona Top Gun, non abbandona Raja, accudendo entrambi contro il parere di tutti. Quando la scienza, quando l'amore materno, quando la ragione vengono a mancare, ecco che subentra la parte nascosta, quella che solo l'attenzione di una sciamana del posto sa vedere . Wiebke perde la fiducia di tutti, anche della figlia Nikki che cerca aiuto nel poliziotto; perde anche Top Gun che viene soppresso perché non supera lo stress del suo lavoro; Wiebke è disposta a perdere tutto pur di non farsi sconfiggere dal demone che ha occupato lo spazio vuoto lasciato nell'anima di Raja nel momento del suo lutto.

Un film che si svolge in 2 tempi ben determinati, il primo è quello dedicato alla narrazione pura dei fatti: una donna sola, alle prese con un'adozione  difficile, che contro tutto e tutti si impegna ad essere la madre che si è ripromessa di diventare. Con Raja cerca di recuperare anche quell'intimità dei primi mesi tra mamma e bebè che entrambe non hanno mai vissuto: l'allattamento al seno, quando Raja ha ormai 5 anni. Questo è un passaggio decisivo per subentrare nella seconda parte del film. L'allattamento anomalo, provocando il latte nelle mammelle grazie a dei farmaci, indispone lo spettatore che inizia a non parteggiare più in modo incondizionato verso la protagonista, che fino a questo momento appariva cocciuta e tenace, ma non sconsiderata. Le spiegazioni scientifiche al comportamento di Raja sono comprensibili ma non rivelano però una cura che porti alla guarigione. Il male di Raja deriva da una perdita, da una rabbia mista a dolore dovuta alla morte della madre, un dolore al quale la bambina per sopravvivere ha dovuto sacrificare una parte della sua anima che è stata prontamente occupata da uno spirito che le impedisce di amare qualcuno, e quindi di soffrire se questo viene a mancare. Non basta la magia normale per superare certi traumi, ci vuole quella nera, bisogna creare un talismano talmente potente da dover sacrificare anche la testa del povero cavallo morto, purché il rito possa compiersi con successo. Il processo materno di Wiebke infine si realizzerà con un parto anomalo ma non per questo meno sofferto. La giovane regista Katrin Gebbe utilizza coraggiosamente il linguaggio horror, mischiando le carte del racconto e confondendo lo spettatore. Non sempre le vicende dell'anima si risolvono in una clinica specializzata,  tanto meno con gli esorcismi, ma ogni sforzo è ammissibile se si tratta di colmare gli spazi vuoti lasciati da una grave perdita di affetto.

Il diavolo (o un demone o la parte malinconica di ognuno) è sempre pronta a riempire quello che lasciamo indifeso, formando una corazza di protezione che non lascia entrare  il dolore, ma neanche l'amore

Intensa e bravissima nella camaleontica trasformazione da madre razionale  a madre passionale Nina Moss. Una nota di merito alla piccola Katerina Lipovska nel ruolo di Raja, per il quale è stata preparata dalla sua vera mamma con un lungo lavoro fatto di giochi, disegni e racconti.

 

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