Regia di Ladj Ly vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES 2019 - CONCORSO "Mes amis, retenez ceci: il n'y a ni mauvaises herbes, ni mauvais hommes. Il n'ya que de mauvaises cultivateurs" - Victor Hugo Un poliziotto francese sulla quarantina viene trasferito, dietro personale richiesta motivata da ragioni personali legate alla propria situazione familiare di padre separato, presso la squadra anticrimine di Montfermeil, ovvero nella periferia calda di Parigi, i cui quartieri ospitano, nei blocchi a schiera tutti tristemente uguali, i centri nevralgici dei flussi migratori del passato e presenti, luogo ove si concentra senza troppo amalgamarsi, il mondo musulmano, a stento integrato col resto della società.
Assistiamo l'uomo mentre viene assegnato in squadra assieme a due colleghi giivani ma veterani, da circa un decennio abituati a trattare ogni difficoltà proveniente da quel quartiere-ghetto. Un apparentemente banale furto di un cucciolo di leone dal circo stanziato nel quartiere, da parte di un ragazzino nero , si trasforma da semplice bravata, in una faida tra i bianchi circensi grevi e violenti, padroni dell'animale, ed i neri che si chiudono a riccio per difendere il supposto autore del misfatto.
Preso il colpevole, i tre poliziotti si ritroveranno accerchiati dalle band giovanili che intendono difenderlo, ed un'azione avventata di uno dei due poliziotti veterani, filmata da un drone di un nerd del quartiere, farà scoppiare la corsa frenetica nel tentativo di fermare quella pericolosa scintilla in grado di creare una nuova guerra di quartiere, come quelle tristemente note alle pagine di cronaca. È finita da un pezzo l'ora dei buoni e dei cattivi. Quel che conta ormai è il principio e la lotta di quartiere aspetta solo una flebile scintilla per far saltare la dinamite. Ladj Ly, noto documentarista apprezzato in campo sociale e noto per la co-regia del premiato doc. "A voce alta-la forza della parola" , firma un intenso film poliziesco dai tratti appassionanti e dal buon ritmo, che unisce il dinamismo di un action scandito con grande perizia, ad un accurato studio delle insanabili divergenze etnico-culturali che trasformano in un pericoloso focolaio incandescente, intere metropoli in cui culture differenti e diffidenti l'una dell'altra sono costrette ad andare avanti condividendo un medesimo habitat.
Buona prova di regia, sceneggiatura che guarda al consenso del pubblico ma che funziona, ottimo cast tra cui primeggia il noto bravo attore Damien Bonnard, apprezzato proprio a Cannes qualche anno fa nel controverso film di Guiraudie, Staying vertical, qui poliziotto saggio e pacato che preferisce il dialogo alla reazione istintiva.
Quanto a Victor Hugo, di miserabili è pieno il mondo e qui, in questo contesto, la fragilità umana si misura in twrmini non solo di classe sociale, ma soprattutto a livello di differenza socio-culturale e soprattutto religiosa, in cui questo ultimo fattore finisce per divenire una discriminante per stimolare un focolaio di odio, che si alimenta di strumentali falsi propositi di pace, amore e tolleranza.
Gran successo di pubblico in sala ai Cinephiles, in presenza di parte del cast tecnico del film. Un entusiasmo che comprendo e che sento di condividere almeno in parte.
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