Regia di Ladj Ly vedi scheda film
La parole di Victor Hugo da "I Miserabili", sigillano, la dissolvenza finale, angosciante e sospesa, di questo film: "Non esistono erbe cattive, così come uomini cattivi. Esistono solo cattivi coltivatori". E come si dissolve l'immagine finale, così si dissolvono le nostre anime, davanti a un film come questo, davanti a un esordio così forte e potente, di un regista esordiente che sa cosa racconta, arrivando dal documentario e avendo vissuto in presa diretta le rivolte di Parigi del 2005. Ladj Sy ci riporta lì, a Montfermeil, zona franca, "banlieu", gestita da africani, arabi, zingari e pochi francesi autoctoni. Un equilibrio molto precario, dove i ragazzini crescono con esempi sbagliati, dove affrancarsi, da adulti, è cosa per pochi. Con lo stile del documentario, Sy segue le vicende di una squadra di polizia, tre persone, che si muove "embedded" in un territorio a loro ostile. E' zona di guerra, e la tensione si alza subito, basta uno sguardo o una parola sbagliati, fino a un evento traumatico che rischia di far esplodere una violenza simile a quella del 2005. "I Miserabili" è grande Cinema, teso e affilato come un "polar" alla luce del sole, non fa sconti e grazie anche alla grande prova degli attori, immagino che molti non facessero che recitare loro stessi, ci catapulta in quelle strade, fra quei campetti, fra i rifiuti, le case popolari, gli "alveari" e le facce di gente che vive sulla paura e sulla violenza. Una storia semplice, a vederla da fuori, ma decisamente più complessa da raccontare senza cadere nella superficialità: Sy non ci cade, proprio perché conosce la materia e insegna più lui sulla Francia di tanti altri film d'Oltralpe insulsi e borghesi. Da vedere assolutamente.
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