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La ragazza d'autunno

Regia di Kantemir Balagov vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La ragazza d'autunno

di yume
9 stelle

Nella shortlist dei dieci film “stranieri” che possono arrivare al premio Oscar, lunedì 13 gennaio, sapremo se Dylda avrà la nomination.

locandina

La ragazza d'autunno (2019): locandina

Il cuore, che male! Strappalo via! Strappalo via! Chi c’è, chi c’è lassù nel cielo?”

“Non c’è nessuno lassù”

“Eppure qualcuno mi ha ferito”

da Madre e figlio di A. Sokurov

 

Citare Sokurov, e in particolare quel suo film, è d’obbligo, Kantemir Balagov,suo giovane allievo, sembra urlare le stesse parole, ma in una prospettiva storica volutamente accentuata e dominante,

Non c’è nessuno lassù, infatti è qui sulla terra che gli uomini feriscono gli uomini, straziano le viscere delle donne, uccidono i bambini.

Leningrado, ex Pietrogrado/San Pietroburgo e ritorno a San Pietroburgo (una città che cambia tre nomi nel giro di un secolo, sarà un Dio a volerlo?).

scena

La ragazza d'autunno (2019): scena

Autunno 1945, la guerra è finita (e quando una guerra finisce tutti credono sia finita, naturalmente).

La città riprende i suoi traffici, le strade si ripopolano, i feriti guariscono o si rassegnano a vivere senza gambe, braccia, mente o quant’altro, le donne tornano a casa dal fronte.

Donne-soldato, utile complemento, forse anche necessario, si sa, l’uomo ha le sue esigenze.

Masha (Vasilisa Perelygina ) è piccolina, ha un viso pulito e un sorriso dolce. Non può più avere figli, ha abortito troppe volte e il piccolo Paska ha dovuto affidarlo a Iya.

Morto l’ ultimo compagno degli innumerevoli partners combattenti, non poteva più tenerlo sul fronte fra morti e feriti.

Iya è tornata dal fronte, l’hanno rispedita a fare l’infermiera perché ha un disturbo post traumatico da stress, ipnosi epilettica senza convulsioni, si irrigidisce all’improvviso e rantola.

Iya è una donna altissima, la chiamano giraffa,

Il piccolo Paska è il suo giocattolo, lo trastulla, lo coccola, ma poi Masha dovrà tornare e il bimbo non sarà più il suo, fra le due donne c’è un legame strano, misterioso, che va oltre l’affetto, l’amicizia, la solidarietà di sorelle-amiche.

Viktoria Miroshnichenko, Vasilisa Perelygina

La ragazza d'autunno (2019): Viktoria Miroshnichenko, Vasilisa Perelygina

Su tutto regna ancora la fame, ancora prostituzione per sopravvivere, ancora uomini contro, donne alla deriva, rapporti di classe, di potere, alleanze effimere, incontri casuali ma rivelatori.

E’ rivelatore quello fra Masha e il ragazzotto nato male, Sasha, tarato nel fisico e viziato dai genitori, figlio di ricchi esponenti di una nomenklatura che passa indenne attraverso tutte le guerre.

Una sequenza memorabile, la più parlata in un film scandito dai blackout di Iya, dominato da silenzi, ellissi e rallentamenti improvvisi.

E’ un marcatore di tempo netto.

In quel palazzo dal frontale spavaldamente palladiano si scontrano due donne di opposti destini, Masha e la madre di Sasha, e la miseria dell’una sarà fango gettato sull’ostentata opulenza dell’altra.

Inevitabile pensare a Tarkovskij, l’altro Maestro a monte del giovane ventottenne Kantemir Balagov al suo secondo film dopo il debutto come regista nel 2017 con Tesnota, opera selezionata dal Festival di Cannes per la sezione Un certain regard e premiata con il FIPRESCI.

In una situazione di tensione priva di sviluppo, statica, per così dire, le passioni si acuiscono al massimo e si manifestano in maniera più palese e convincente che non in una situazione di mutamenti graduali”(cit. da Scolpire il tempo, di A. Tarkovskij).

 

Nata nella città siberiana di Irkutsk Viktoria Miroshnichenko è Iya, Alta molto oltre la media, magra da sembrare prosciugata fino alle ossa, di un biondo quasi bianco che ben interpreta i colori della sua terra d’origine, incarna il titolo originale del film, Dylda, che in russo significa "spilungona" ma anche “goffaggine”.

La goffaggine è nei gesti, nelle parole (poche), nelle relazioni reciproche, riassume tutto ciò che in un mondo devastato oltre ogni umana immaginazione si ricomincia a fare per rimettersi in equilibrio.

Masha vuole un figlio che la risarcisca della perdita dell’altro, non può averlo e allora affida la missione a Iya; Sasha è un povero ragazzo tarato e insicuro, scopre il sesso con Masha e vuol sposarla, nulla di più improbabile. Masha indossa per l’occasione un povero vestito verde brillante, affidare ai colori una rinascita alla vita si può, ma la derisione della dama con cane di razza che vive nella villa opulenta la rigetta nel suo tugurio.

Balagov inonda la scena di colori caldi, l’interno della camerata d’ospedale è un luogo di allegria, sorride perfino il piccolo Paska agli scherzi dei malati; nel bar si beve, si festeggia ciò che capita, si balla; la grande sala del bagno pubblico femminile pullula di corpi nudi, ma che distanza dalle odalische di Ingres!

 

Balagov, con la sua camera a mano, sembra accarezzare quei corpi che hanno subito violenze di ogni genere, segue da vicino le due ragazze, ne racconta i sorrisi tenui, gli occhi smarriti, la dolcezza e la forza che, nonostante tutto, sprigionano.

Nella shortlist dei dieci film “stranieri” che possono arrivare al premio Oscar, lunedì 13 gennaio, sapremo se Dylda avrà la nomination.

Nascere e vivere al confine con la Cecenia certo ha avuto un ruolo determinante nella formazione di Balagov e il magistero di un grande Maestro come Sokurov ha fatto il resto, il libro di Svjatlana Aleksievi?, La guerra non ha un volto di donna ha fornito molti spunti.

Il suo è uno sguardo giovane e intenso sulla Storia, il talento innato una credenziale forte, si respira aria di vero cinema che da tempo mancava. E di poesia.

“Quanto alla poesia, io non la percepisco come un genere. La poesia è una sensazione del Mondo, è un tipo speciale di rapporto con la realtà. In tal caso la poesia diventa una filosofia che guida l'uomo durante tutta la sua vita.” A.Tarkovskij

 

 

www.paoladigiuseppe.it

 

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