Regia di Manele Labidi Labbé vedi scheda film
A dirigere Un divano a Tunisi è Manèle Labidi, regista e sceneggiatrice franco tunisina. Prima di dedicarsi alla scrittura di sceneggiature teatrali e radiofoniche, ha studiato scienze politiche e ha lavorato in ambito finanziario. Il suo primo cortometraggio, Une chambre à moi, fa riferimento a un saggio di Virginia Woolf (Una stanza tutta per sé) ma in chiave tragicomica. Nel 2016 ha partecipato a un corso di sceneggiatura alla FEMIS di Parigi. Un divano a Tunisi è il suo primo lungometraggio.
Protagonista di Un divano a Tunisi nei panni di Selma è Golshifteh Farahani, attrice iraniana particolarmente apprezzata in Paterson e About Elly. Ha raccontato la regista sul personaggio: "Quando arriva in Tunisia, Selma è un'estranea. La sua professione disorienta la gente, che non la capisce. È a suo agio con la sua androginia e ignora i codici della femminilità nordafricana. Rifiuta l'idea del matrimonio e della famiglia, canalizzando le sue energie nel lavoro. È soddisfatta di essere single all'alba dei quarant'anni, una donna solitaria che coltiva la solitudine. Il suo desiderio di stare sola è messo a dura prova dalla configurazione del luogo dove vive. Si è trasferita in una casa costruita e arredata da un padre che credeva nel "mito del ritorno" in cui si ritrova circondata da chiassosi e invadenti vicini. Oltre ai suoi pazienti, incontra Naïm, un poliziotto più giovane di lei, il cui aspetto e idealismo si scontrano con i suoi, malgrado un accenno di reciproca attrazione". Naïm ha il volto del quasi esordiente Majd Mastoura.