Regia di Chloé Zhao vedi scheda film
Mah, rimango perplesso e deluso, mi attendevo di più.
Francamente, una mezza delusione. Questo film ha vinto l’Oscar e il Leone d’oro a Venezia, dunque l’asticella dell’attesa era bella alta…dunque: mezza delusione. Nel senso, ok, non è brutto, assolutamente no, però l’Oscar? Il Leone d’oro? Ok, forse era il migliore del mazzo, e alla fine era il “meno peggio”, però, cavoli…All’Oscar, per dire, gli preferisco The father e pure Il processo ai “Chicago 7” (e ce ne sono altri, tra i candidati, che non ho visto); a Venezia non so, non ho visto nessun altro dei partecipanti, tra l’altro il problema pare solo mio, dato che questo film ha vinto anche il Golden Globe e chissà cos’altro. Tratta del fenomeno del nomadismo, che pare ben radicato negli USA. Gente che vive in camper, o roulotte, o semplicemente in furgoni modificati, e niente, si sposta, qua e là, spesso seguendo la stagionalità del lavoro, ma non solo. E’ una vita spartana, un gradino o due sopra quella dei barboni; una vita a volte scelta, per quanto ciò appaia strano, a volte no, spesso una condizione di vita dovuta a sfighe e miserie varie. La protagonista, Frances McDormand (al solito, bravissima, Oscar anche per lei) ha perso il marito e il minuscolo paesino dove viveva, di proprietà di una miniera, ha chiuso (così come la miniera stessa). Ha un furgone scassato, che ha attrezzato in qualche modo per viverci dentro; con quello si sposta per gli USA, facendo lavoretti saltuari e stagionali. La realtà, poi si vedrà, è anche peggio: non può permettersi neanche quella vita, alla prima rottura del mezzo non le resta che elemosinare soldi dalla sorella, che l’ha idealizzata, chiedendo un prestito che non tornerà ovviamente mai. Insomma neanche il massimo della simpatia, questa signora. Il film mette in luce questo aspetto degli USA, questo nomadismo, che in definitiva era forse meglio fare un documentario, perché di fatto il film, in pratica, fa vedere questa vita, con alti e bassi, e basta, stop, altro non c’è da ricordare. Per me è un film da 6/7, non più; ci scappò l’Oscar anche per la regista, alla sua prima prova “seria”, più altre tre nominations non andate bene. Malgrado le mie perplessità, l’opera ebbe il plauso quasi unanime della critica; venne faticosamente distribuito, causa pandemia, incassando qualcosina nel circuito d’essai, molto più dei costi, quasi nulli; alla fine ora è su Disney+.
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