Regia di John Swab vedi scheda film
Festa del Cinema di Roma 2019 – Selezione ufficiale.
In un modello sociale che funziona a due velocità, gli scarti non interessano a nessuno. Finché se ne stanno tra di loro, senza disturbare le persone perbene, non vengono degnati di uno sguardo, abbandonati al loro degrado, senza alcuna chance di redenzione.
Per i più piccoli, entrare in un giro del genere equivale a una sentenza di condanna a morte, una strada a senso unico, nella quale l’unico parametro modificabile è la data di fine viaggio.
Dopo aver commesso un omicidio per salvare la sua amica Loux (Madilyn Kellam) dalle grinfie del padre manesco, Oscar (Mitchell Paulsen), un ragazzino di buona famiglia, scappa di casa e arriva in città, dove viene accolto in una banda di giovanissimi ladri di strada, comandata da Birdie (Ron Perlman). In questa nuova dimensione, stringe un legame sincero con Peaches (Kylie Rogers).
Quindici anni dopo, Oscar (Michael Pitt) è il nuovo capobranco, sempre affiancato da Peaches (Dree Hemingway). Tutto fila liscio fino a quando non si trasferisce in città anche Loux (Sam Quartin) che, lavorando presso l’ufficio investigativo di Lester (Isiah Whitlock Jr.), finisce sulle sue tracce.
Il loro incontro non produrrà niente di buono.
Raramente capita di imbattersi in un film che collezioni così tante inverosimiglianze come in Run with the hunted.
Praticamente, una rotonda dell’assurdo, con una quantità esorbitante di ingressi predisposti per far affluire un’ondata di coincidenze, tratteggi poco credibili ed eccessi convocati a comando, con tanto di escalation che porta a produrre il peggio proprio sulla linea d’arrivo.
Queste caratteristiche inficiano pesantemente un telaio che, almeno nella prima parte, semina (per poi non raccogliere). Una cartina tornasole delle infanzie negate, con bambini forzati a combattere battaglie giustificate ma ingiuste, soprusi rivoltanti, l’inettitudine di chi dovrebbe vigilare, le scorribande di piccoli teppisti, l’idea di una famiglia di giochi rotti, un luogo in cui chi non è più ammesso nel mondo può trovare un rifugio.
Dunque, John Swab si sporca le mani, risveglia la dottrina della strada (essere svegli, prendersi da soli quelle cose che nessuno altrimenti ti darebbe) ma Run with the hunted fatica a reggersi sulle proprie gambe e avanza velocemente, tagliando corto.
In questo modo, personaggi potenzialmente intriganti rimangono abbozzati (vedi Peaches), altri finiscono nelle maglie della caricatura (Ron Perlman gigioneggia), mentre il protagonista, dal momento in cui subentra Michael Pitt dopo il salto di quindici anni, è di una spavalderia scioccante.
Aggiungendoci alcune dosi filosofeggianti, esasperazioni gratuite e scatti sciagurati, Run with the hunted non valorizza quella sporcizia umana ammucchiata sotto il tappeto, spreca un marciume diffuso e giostra maldestramente con il passato che ritorna, dando in pasto al pubblico tanta apparenza e pochissima sostanza.
Sprovveduto.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta