Regia di François Truffaut vedi scheda film
Questo cortometraggio, in cui Antoine Doinel ha diciassette anni, è un filosofico ritratto dell’adolescenza, l’età in cui le idee sono chiare e determinate, ma le imprese timide e maldestre. Prima che l’esperienza degli anni ribalti la situazione, insinuando il dubbio e suggerendo il pragmatismo, la vita assomiglia al goffo inseguimento di un sogno, che ci vede piccoli ed indifesi di fronte ad un mondo ingiusto che non ci prende nella dovuta considerazione. Il corso degli eventi non premia il nostro impegno, né reagisce all’intensità dei nostri desideri, e tutto si disperde, infine, nella banalità del quotidiano. Il fallimento dell’approccio amoroso del giovane Antoine è la premessa alla lotta che l’Antoine adulto intraprenderà nei capitoli successivi: quella travagliata ricerca dell’equo compromesso tra accettazione e rifiuto in cui si traduce, per la gente comune, la bergmaniana partita a scacchi col destino. Capire fino a quale punto ciò che ci è negato vada ignorato o cercato, e, viceversa, ciò che ci è offerto vada accolto o respinto, è il dilemma che sta alla base di ogni scelta, e che si staglia all’orizzonte non appena tramonta l’eroico romanticismo del Volli, sempre volli, fortissimamente volli. Colette, che non ricambia il sentimento di Antoine, è la barriera che per lui segna il limite del possibile, e ridimensiona il significato del suo riscatto sociale, dell’indipendenza morale ed economica conquistata all’uscita da un’infanzia disagiata. Ad aspettarci, alla fine dell’incubo, non c’è la magia delle favole; le cose, quando vanno bene, non sono fantastiche, ma solo tranquille, o, se vogliamo, così così, adagiate in un’innocua normalità di rapporti semplicemente pacifici e cordiali.
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