Regia di François Truffaut vedi scheda film
Riposta la macchina da scrivere dopo anni di critica militante, il critico cinematografico François Truffaut cambia sponda per passare dietro quella da presa e squadernare subito le sue carte. Il suo primo lungometraggio è infatti un racconto di formazione che ha per protagonista un preadolescente difficile e ribelle (quel Jean Pierre Lead che negli anni a venire sarebbe stato l'alter ego dello stesso Truffaut). Il ragazzino vive con una madre che non fa altro che rimproverarlo e un patrigno che lo tollera a melepena. A scuola ne combina di tutti i colori e alla fine verrà messo in riformatorio. Ma la sua insopprimibile voglia di vita lo porterà a fuggire.
Già nel suo primo film (in bianco e nero) Truffaut mostra le enormi potenzialità del suo cinema, fatto di soggetti forti, attenzione al mondo dei più piccoli, rottura degli schemi convenzionali del cinema dei padri. Quanto basta per aprire la strada alla Nouvelle Vague (portandosi a casa il massimo alloro del Festival di Cannes) firmando un gioiellino che, pur con qualche ingenuità, si fa apprezzare ancora a distanza di anni.
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