Regia di François Truffaut vedi scheda film
VOTO 10/10 Esordio registico del grande Truffaut e film che lanciò, insieme a Fino all'ultimo respiro di Godard, il movimento della Nouvelle vague. Opera semi-autobiografica di estrema sensibilità, in cui il regista rievoca i suoi turbolenti anni giovanili, si impone per la qualità di uno sguardo sull'infanzia che è anche morale, oltre che per uno stile registico fresco e innovativo, di grande libertà espressiva nella stupenda fotografia in Cinemascope di Henri Decae (il film fu girato in esterni reali, al di fuori degli studios, secondo una pratica divenuta abituale nelle opere dei registi della Nouvelle vague). La storia di Antoine Doinel continuerà in altri film successivi che però non raggiungeranno più la tenera poesia di questo : qui il coinvolgimento personale di Truffaut è più diretto, più schiette e spontanee le notazioni sociologiche, più acuto l'occhio del regista nel riprendere e immortalare uno sfondo parigino per niente artefatto o turistico. E il finale è bellissimo e struggente (memorabili la lunghissima carrelata laterale che accompagna la fuga di Antoine e il fermo immagine finale). Qualche furbizia nell'uso della colonna sonora di Jean Constantin, indubbiamente bella ma a tratti un pò troppo dolce e trasognata; in ogni caso, il film non indulge mai al sentimentalismo nella trattazione del caso di Antoine, con un'aderenza sofferta ed intensa al vissuto quotidiano del ragazzo e alle sue difficili esperienze. Molto espressivo e credibile il giovane Jean-Pierre Leaud (divenuto in seguito attore-feticcio sia di Truffaut che di Godard), efficaci Claire Maurier e Albert Remy nelle parti dei genitori di Antoine. Credo che, pur essendo la sua opera prima, resti ancor oggi il suo miglior film, superiore anche rispetto al celebrato Jules e Jim : dunque un capolavoro della storia del cinema.
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