Regia di Michael Crichton vedi scheda film
Dal coma profondo ci si può risvegliare e proprio da COMA voglio ripartire, sarà che il mio compagno di curva utente oscuro Dottor Thomas che non è mai in sede ( ....nel senso di Film TV ...) è in effetti un dottore come i nostri eroi Geneviéve Bujold e Michael Douglas invischiati in una inquietante avventura nei cunicoli degli ospedali "americani" pubblici e privati, locations trasformate da Crichton e la sua equipe medica in veri e propri labirinti dell'orrore.
La carta vincente è proprio questa perché in nessun altro film che mi ricordi realizzato prima di COMA l'ospedale è rappresentato come un tunnel mortale e i dottori dei mostri in agguato ad ogni sala operatoria, tra gli alambicchi in laboratorio, negli angoli degli ascensori fino alle caldaie nei basamenti di questi enormi condomini dove vita e morte si stringono per mano ogni giorno, ecco perché Coma si può considerare un classico in cui vari generi sono perfettamente miscelati.
Coma non tratta però di mala sanità, tutt'altro perché i signori del bisturi sono efficienti e preparati in questo film ma dietro di loro c’è una SPECTRE con il caduceo impresso sull’anello capace di sospendere la vita in una clinica isolata come l’Overlook Hotel, in quella enorme camerata che rappresenta il cuore dell’istituto si accende la scena simbolo del film con i corpi sospesi da cavi sottili come la loro vita galleggiante nel silenzio di un limbo etereo, avvolti nel bianco e riverberati dalle luci verdastre e fuxia ottenute grazie a un approfondito lavoro alla fotografia che ha reso questa scena unica nel cinema di quella decade, in quel genere e non solo.
Crichton ha sempre sottolineato la difficoltà incontrata nel girare questa scena in cui manichini e comparse si confondono, essendo dei corpi inermi la differenza non si nota ma fra uno stacco e l’altro delle riprese gli attori dovevano essere sorretti ogni 6 minuti da appositi tavoli perché la sospensione dei cavi richiedeva uno sforzo notevole.
La scena dei corpi in coma sospesi è un capolavoro di equilibrio statico cromatismi e giochi d'ombra
Da quel momento il film accelera, come il sangue venoso che corre verso il cuore per chiarificarsi: seguiamo la nostra eroina mentre si addentra nei meandri del film in un crescendo di sospetti e dubbi su tutti coloro che la circondano, troppi casi di coma inspiegabili, troppi loschi figuri roteano intorno alla dottoressa Wheeler che sembra essere l’unica a fiutare puzza di bruciato non solo nella sala caldaie.
La ricerca della verità del primo tempo si trasforma nella seconda parte in una fuga senza direzione aggrappata alla sirena di un ambulanza del sinistro istituto Jefferson, la dottoressa Wheeler è il più classico degli agnelli sacrificali e tutti sembrano essersene accorti, Crichton la soffoca con la suspense fino a toglierle il respiro in lunghe sequenze che la vedono costantemente in pericolo mentre la musica incisa con il bisturi da sua maestà Jerry Goldsmith accentua l’effetto tensione ma non si ode mezza nota in colonna sonora prima di tre quarti d’ora buoni proprio per creare un contrasto marcato fra la prima parte in cui tutto sembra routine ospedaliera e la seconda che ha le cadenze del miglior Hitch.
La coda concede diversi colpi di scena, telefonati e non e come sempre se non ci salva il dottore ci salva l’amore.
Se è vero che Hitch è maestro di De Palma bisogna dire che Crichton ha preso il meglio da entrambi mentre Cronenberg stava a guardare: una certa inquietudine da sala operatoria che si respira in “Inseparabili” è figlia di COMA e non a caso la classe della Bujold risplende in entrambi i lavori, intorno al suo personaggio guida un solido cast che annovera fra le vittime nomi illustri come Lois Chiles e Tom Selleck e fra i carnefici Rip Torn e Richard Widmark mentre Michael Douglas agli esordi sbriga egregiamente il ruolo più complesso di compagno e collega della Bujold che l'aiuta nell'indagine fino a destare a sua volta sospetti e dubbi in lei e nello spettatore di un coinvolgimento nell'inquietante verità nascosta nei meandri della clinica Jefferson.
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