Regia di Espen Sandberg vedi scheda film
Discreto biopic sulla vita dell'esploratore Roald Amundsen, il primo a raggiungere il Polo Sud
Nel 1911 l’esploratore Roald Amundsen, dopo un viaggio durato 3 mesi circa, fu il primo a raggiungere il polo sud. Il biopic sulla sua vita narrato in questo film, comincia con le immagini della sua misteriosa scomparsa avvenuta nel 1928, durante un tentativo di trasvolata verso il Polo Nord, intrapreso per cercare di portare in salvo Umberto Nobile e la sua squadra dispersa. A seguire in un vertiginoso flashback lo ritroviamo appena bambino, che guarda affascinato il mappamondo di vetro con disegnato all’esterno il mondo allora conosciuto, quindi con i poli ancora bianchi, regalo consegnato dal padre ai due fratelli Roald e Leon Amundsen. Dopo una collaborazione fruttuosa tra i due arrivò la rottura che in una lunghissima rievocazione Leon racconta alla giovane fidanzata dell’esploratore e a noi pazienti spettatori; all’epoca ogni grande potenza nazionale impiegava risorse pubbliche e anche private, per poter piantare per prima la propria bandiera, in quelle “zone ancora bianche” di un mondo che cominciava a diventare stretto. Roald Amundsen era un visionario, un giovane forgiato fin dalla propria educazione giovanile a sognare l’ignoto, la sua diventò un’ossessione, più sfida, che esplorazione. Finse di preparare una spedizione per il polo nord, ma poi durante il percorso cambiò obbiettivo dirigendosi al polo sud, per spiazzare tutti.La gara a distanza tra Amundsen e il britannico Robert Falcon Scott, fu vinta dal primo, ma non ci fu gloria, solo aspre critiche, soprattutto all’interno dei salotti della Royal Geographical Society di Londra, si sosteneva che il raggiungimento della meta era solo dovuto alla spregiudicatezza di Amundsen che dopo aver stremato i suoi cani da slitta, cinicamente se ne cibò, per riuscire a restare vivo e sancire il successo della sua missione, considerata più un’impresa spregiudicata che eroica, mentre impeccabilmente si sarebbe comportato il rivale Scott, giunto dopo soli 35 giorni di ritardo, finendo assiderato insieme a tutti i suoi uomini pur di lasciare in vita i suoi cani. Ne esce fuori un ritratto spietato, di un uomo misantropo e privo di empatia, disinteressato alla sorte dei suoi compagni, preso unicamente dalla sua sfrenata ambizione, a tavola mentre si gusta la polpa dei suoi fedeli compagni a quattro zampe, di fronte alle ritrosie del compagno, lo arringa” Sai cosa significa avere lo scorbuto? È una malattia che ti fa perdere i denti, provoca emorragie e dolori atroci “ spendeva più di quanto guadagnasse e sguazzava nei debiti cui il fratello doveva far fronte, coinvolto in relazioni sentimentali piuttosto nefaste, come quella con Kristine Bennet, predatrice di fama e denaro, che mirava e minava seriamente le sue grame finanze; per compiacere le mire espansionistiche del sovrano norvegese, poi si recò effettivamente al polo nord; dopo aver preso in cura e in affido due bambine “inuit” successivamente le abbondonò senza troppi scrupoli. Amundsen un uomo solo, apparentemente forte, ma devastato dai suoi fallimenti umani, è una figura in chiaroscuro, obnubilato dalla sua megalomania, immerso nel proprio mondo, che anche nella vita privata prese spesso scelte sbagliate, malgrado gli ammonimenti delle persone a lui più vicine, come il fratello. Insomma, più che un film incentrato su epiche scoperte, questa è un’opera che cerca di indagare lo spirito dell’avventuriero, le sue motivazioni, la sua indole proiettata all'ignoto, al rischio e soprattutto le sue debolezze, quelle che forse gli hanno fatto commettere errori, ma che sono anche all’origine di questa fame di avventura e di scoperta,che lo spinse a superare i suoi limiti, per compiere comunque un’impresa straordinaria.Il film non è male, ma alcuni passaggi sono lenti e anche noiosi.
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