Regia di Xavier Dolan vedi scheda film
Riconquistato alla francofonia dopo il disastroso “The Death & Life of John F. Donovan”, Xavier Dolan riprende quota di pochi centimetri appena, e in ogni caso lascia capire una cosa: senza un personaggio forte (o più, insieme, come nel caso di “J’ai Tué ma Mére” e di “Mommy”, non per niente perfettamente sovrapponibili), o senza una situazione estrema ed esasperata (il rapimento subdolo e insinuante di “Tom à la Ferme” o la struggente storia d’amore impossibile di “Laurence Anyways”), il suo cinema vale ben poco. E’ come se Tim Burton facesse film senza mostri, Hitchcock film senza suspense. O John Wayne senza cavalli.
Cosa racconta “Matthias & Maxime” ce lo si dimentica subito, perché la storia è senza nerbo, i personaggi idem, di conseguenza. Non viene in soccorso nessuna regia, che si sballotta mestierando da una fase all’altra della vicenda senza costruire, senza narrare, senza saper chiudere, ed in quanto ad emozionare non pensiamoci neanche, tanto che anche gli innesti di tema omosessuale (esaltati con grandiosità nelle altre occasioni citate) risultano superflui, in questo caso anche un po’ ridicoli, comunque sia del tutto insignificanti.
Il cinema riflessivo, non lento, dei film migliori di Dolan qui torna ad annoiare pesantemente. Peccato. Speriamo che la buon’anima di Hitchcock torni a sussurrare qualcosa di buono all’orecchio di Dolan, prima che questi rimanga rintronato per sempre dal vociare a vuoto di qualcun altro, non so... magari di Ozpeteck.
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