Regia di Kasi Lemmons vedi scheda film
I film basati su una storia vera vantano indubbiamente un biglietto da visita privilegiato rispetto a quelli di pura finzione, ma non è facile stabilire dove finiscano i meriti della storia in sé e dove comincino quelli di chi ha contribuito alla loro realizzazione. La pellicola in oggetto ha indubbiamente molti meriti: innanzitutto la vicenda merita di essere conosciuta dal grande pubblico, si parla di una persona della quale si vuole utilizzare l'immagine per sostituire quella del presidente Andrew Jackson sul biglietto da 20 dollari, e sarebbe la prima volta che una donna appare su una banconota statunitense, anche se finché Trump resta sul trono la cosa appare improbabile. La ricostruzione storica è apprezzabile, la narrazione è aderente alla realtà storica, abbigliamento, scenografia e le scene d'insieme sono resi in modo apprezzabile, l'inglese di metà ottocento è gustoso e colorito, aspetto questo che si perde nel doppiaggio italiano. I punti di forza sono molti, e soprattutto la vicenda storica rende il film meritevole di una visione. Ma le crepe sono ahimè altrettante, e ne inficiano ampiamente la valutazione finale. La prova degli attori è ampiamente insoddisfacente, quasi amatoriale, le scelte di regia sono decisamente discutibili, personaggi stereotipati, finti, incongruenze e assurdità logiche, scelta dei tempi narrativi, la fotografia in notturna è penosa, l'illuminazione è anni settanta, anche l'audio è povero, insomma spesso la sensazione è di trovarsi di fronte ad un film per la TV. Alcune vicende importanti della sua vita, come il Combahee River Raid, col quale alla guida di truppe unioniste riuscì a liberare più di 750 schiavi, sono liquidate frettolosamente con pochissime inquadrature. Si tratta, come in molti altri casi, di una grande occasione sprecata.
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