Regia di Maurizio Sciarra vedi scheda film
In pieno fascismo, un nobile siciliano inviso al regime rientra in patria per prendere possesso di un palazzo che, per volontà della famiglia, sarebbe destinato a diventare una Casa del fascio. L'uomo si finge morto e lascia la casa in eredità a una coppia di giovani sposini poveri. Il piano funziona finchè non scatta l'attrazione fra il nobile e la sposina.
La stanza dello scirocco è l'opera prima da regista per Maurizio Sciarra, classe 1955, già a lungo assistente - fra gli altri - di Comencini e di Salce. Tratto da un racconto di Domenico Campana con una sceneggiatura che il regista ha firmato insieme a Suso Cecchi D'Amico e a Salvatore Marcarelli, il film può vantare un solo, ma efficacissimo effetto speciale: la partecipazione di Giancarlo Giannini nei panni del protagonista. Il resto del lavoro è ordinaria amministrazione o poco più (la fotografia di Arnaldo Catinari, le musiche di Eugenio Bennato), se non poco meno: fra i difetti imputabili all'opera ci sono per lo meno lo scarso ritmo nella narrazione, indolente per gran parte della storia, e una mano non sempre sicura dietro la macchina da presa (la scena madre del crollo, nel finale, ne è un chiaro esempio). Fra gli altri elementi del cast vale senz'altro la pena di citare Tony Sperandeo, Tiziana Lodato, Francesco Benigno e Paolo De Vita. Discreta produzione Procacci, con budget assolutamente adeguato; la successiva regia di Sciarra arriverà nel 2001 e sarà Alla rivoluzione sulla due cavalli, curiosamente con protagonista Adriano Giannini, figlio di Giancarlo. 3,5/10.
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