Regia di Chen Kaige vedi scheda film
Fresco della Palma d'oro a Cannes per Addio mia concubina, Chen Kaige riprende Gong Li e la affianca ad un'altra star orientale come Leslie Cheung per un filmone melodrammatico che è stato pressoché ignorato o molto sottovalutato. Per contro abbiamo a difenderlo, per esempio, un certo Enrico Ghezzi che ammette il suo debole per il regista cinese e ne rivendica la passione, l'epicità, l'attenzione per il dettaglio pur in un contesto di "enormità quantitativa", l'eleganza formale e cinematografica dei movimenti di macchina. Certo c'è fascino, ma un fascino quasi oppressivo, sontuoso e lucido, che potrebbe passare per maniera ma che non trovo patinata, c'è una sensualità stordita dall'oppio, un senso di perdizione e di distanza tra il protagonista e il mondo cristallizzato della casa d'infanzia, tra lui e i familiari, c'è la passione ostacolata dal passato e soprattutto dal presente. Il difetto maggiore che purtroppo si nota nel film, è però l'eccessiva attenzione al dettaglio che rischia di far barcollare la fluidità narrativa della seconda parte, sfilacciando un pò l'attenzione dello spettatore. Grande contributo del noto fotografo Cristopher Doyle. 7 1/2
Bella musica originale di Zhao Jiping.
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