Regia di François Girard vedi scheda film
CHILI
Su Chili è possibile recuperare una interessante co-produzione dal titolo The song of names – La musica nella memoria, diretto dal regista de L’ottava nota (2014), di Seta (2007) e dell’ottimo Trentadue piccoli film su Glenn Gould (1993): il canadese François Girard. Interpretato da due star di grande livello, come Tim Roth e Clive Owen.
Il regista canadese François Girard torna in regia con un film intrigante e incentrato in un contesto storico variegato che oscilla tra due epoche. La vicenda ha un incipit incalzante, ma purtroppo il film, se pure ben confezionato, si perde nel corso della narrazione complicata, eccessivamente didascalica, che ne compromette l'ideale ispirazione.
Nella Londra dei momenti più drammatici della Seconda Guerra Mondiale, un giovane bambino prodigio dalle spiccate doti musicali, Dovidl, abile violoncellista oltre ogni immaginazione, viene accolto a vivere da un’agiata famiglia inglese, e messo a stretto contatto con il figlio coetaneo della coppia ospitante, di nome Martin.
Quando i due hanno raggiunto la maggiore età, e il violoncellista si appresta a concedersi per il suo primo concerto ufficiale, ecco che il giovane misteriosamente scompare senza lasciare più traccia di sé.
In realtà apprenderà proprio in quel momento, attraverso una dolorosa canzone, che nessuno della sua famiglia è sopravvissuto, e questo sarà il presupposto che lo spingerà a tornare in patria.
Trentacinque anni dopo, il fratellastro Martin partirà alla ricerca del fratello, forte di un indizio circa uno schema musicale attuato da un anonimo musicista che, in tutto e per tutto, ricorda all’uomo lo stile e la tecnica del suo fratellastro scomparso.
Il regista canadese Francois Girard, dopo un esordio coi fiocchi celebrato con il film dedicato a Glenn Gould nel 1993 sopra citato, si è sempre impegnato in film stilisticamente impeccabili e produttivamente frutto di grande sforzo tecnico.
Ma anche stavolta, nonostante la validità della tematica alla base della complessa vicenda, il film appare poco intrigante, nonostante la drammaticità degli eventi e la efficace descrizione dei periodi storici lontani tra loro che scandiscono la narrazione.
Il film offre anche la possibilità a due star carismatiche e di primo livello come Tim Roth e Clive Owen di confrontarsi dopo la prima lunga parte in cui i loro personaggi sono interpretati da due coppie di giovani interpreti.
Ma The song of names non riesce a risultare realmente incalzante quanto la vicenda potrebbe ispirare, afflitto probabilmente da una retorica un po’ fuori controllo e da una sorta di eccessivo entusiasmo nel delineare i tratti decisamente fuori del comune di quel ragazzo prodigio, che ispira talvolta più irritazione che sincera ammirazione o pena.
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