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Cosmos

Regia di Jennifer Alleyn, Manon Briand, Marie-Julie Dallaire, Arto Paragamian, André Turpin, Denis Villeneuve vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Cosmos

di alan smithee
6 stelle

MUBI

"...è iniziato tutto con l'agricoltura…"

Sei episodi, in capo a sei giovani (all'epoca) registi canadesi, scandagliano l'area cittadina e periferica di una Montreal resa particolarmente grigia dal bianco e nero della fotografia (a cura di uno dei sei registi, André Turpin) che accompagna le vicende.

Cosmos, oltre che l'ambiente che accomuna queste vicende, spesso in ambienti chiusi, sotterranei o comunque cementificati in modo quasi oppressivo, è pure il nome di un tassista che funge da unico e vero trait-d'union tra le varie vicende.

I racconti, a volte minimalisti, altre volte più drammatici, sono avvolti quasi tutti da un'atmosfera quasi scanzonata, come se, a fronte delle innumerevoli difficoltà che la vita mette davanti, l'individuo abbia imparato a ostentare un po' di ironia e di deliberata accettazione degli eventi.

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E tra killer che regalano fiori alle vittime designate, tra giovani che viaggiano nell'attesa di conoscere un responso di un test sull'Aids, il viaggio allucinato di un regista che diventa vittima del suo pubblico quasi per vivere l'esperienza insolita della sua sceneggiatura ancora in via di definizione, due amanti che si rincontrano con l'uomo ossessionato dal seno rifatto di lei, una ragazza bidonata dal fidanzato che trova riscatto ed orgoglio grazie al calore ricevuto di un misterioso anziano che si fa chiamare Crepuscolo, ecco che si ritorna al nostro tassista, che, dopo aver accompagnato od incrociato tutti i protagonisti precedenti, si appresta a vivere una sua storia a base di furti d'auto e di avveniristiche lezioni di vita… non ultima quella sull'agricoltura e le colpe che si porta dietro.

Premiato alla Quinzaine nel 1997 e candidato come miglior film straniero alla cerimonia degli Oscar dell'anno successivo, Cosmos è noto ai cinefili soprattutto per essere stato il film di esordio di Denis Villeneuve, che in effetti è l'unico registra tra i sei ad avere trovato vera fama internazionale, e che già qui si distingue col suo "Le technetium", incentrato, come già raccontato, sugli stress del giovane regista in vena di prendere appunti per modificare ogni momento lo script a cui si sta dedicando, e risucchiato, poco dopo il suo viaggio in taxi, da un grottesco quanto insolito incubo ad occhi aperti che potrebbe tranquillamente essere il frutto della incontenibile fantasia narrativa dello stesso protagonista.

Cosmos si fa apprezzare per come riesce a incasellare i sei episodi tutti stilisticamente piuttosto differenti, entro un unico filo conduttore, fornendoci scorci e visioni spurie, ma ugualmente affascinanti, di uno stesso microcosmo brulicante di anime inquiete ed insofferenti, funestate di incalzanti problemi da risolvere.

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