Regia di André Øvredal vedi scheda film
La Notte di Halloween - Parte Uno
Su un gruppo di ragazzini che apprendono di se stessi e, al contempo, entrano nel mondo degli adulti affrontandone l'orrore e il male che vi si nasconde, metaforicamente e, spesso, letteralmente, e dove tale orrore diviene anche il modo per esorcizzare le proprie maggiori paure, il mondo della letteratura, e quindi anche del cinema, ne è piena (e c'è chi ci ha costruito la carriera e il proprio successo ,Stephen King docet) ed è in questo filone che si inserisce l'ultima pellicola del regista norvegese Andrè Øvredal nel portare su grande schermo l'adattamento di una collana di racconti per ragazzi pubblicati da Alvin Schwartz tra il 1981 e il 1991, 82 novelle brevi ricche però di inquetudini e di angoscie basate sul folclore e leggende urbane degli Stati Uniti e pensate per un pubblico prettamente "giovane".
Presentato in anteprima italiana alla Festa del Cinema di Roma di quest'anno prima di arrivare nelle sale, il film prodotto da Guillermo Del Toro, promesso anche alla stessa regia prima di cedere l'incarico a Øvredal, è soprattutto un film d'avventura adolescenziale prima ancora di essere un horror (in questo senso non troppo dissimile da It - Capitolo 1), un racconto di formazione e di riflessione non priva di qualche retorica e clichè sull'adolescenza e la provincia americana, tra orrori soprannaturali e quelli ben più tragici e reali, come la guerra del Vietnam e le elezioni presidenziali americane che avrebbero portato alla vittoria di Richard Nixon (siamo nel 1968), che nell'economia della storia finiscono per avere ben più peso, a volte addirittura in modo ingiustificato, rispetto a tutto il resto e puntando soprattutto su temi soprattutto attuali "oggi", da quello ecologista, seppur trattato come semplicistico pretesto per giustificare l'accanimento familiare verso la povera Sarah Bellows, a quello impreditoriale/criminale della stessa famiglia Bellows (e quindi il solito sottotesto sull'origina fraudolenta della ricchezza/potenza dello Stato americano e quindi della decadenza che da questo ne deriva), fino al tema della guerra o a quello politico (vedi i riferimenti insistenti all'elezione di Nixon).
Il film presenta comunque un'estetica estremamente curata, ispirata principalmente proprio ai disegni originali dei racconti, ed è lodevole l'iniziativa di preservare uno spirito deliziosamente artigianale, sia nella scenografia che negli effetti speciali, ricorrendo il meno possibile alla CGI (e quando vi ricorrono putroppo non è all'altezza), mentre è molto interessante anche il lagame affettivo e/o psicologico che si viene a creare tra la protagonista, Stella, e il fantasma di Sarah Bellows, caratterialmente vicine, entrambe con problematiche familiari (seppur piuttosto diverse) ed entrambe che ricorrono alla scrittura per trovare sfogo e/o rivalsa alle propria condizione di isolamento, ma in Scary Stories to tell in the dark manca purtroppo di una struttura vera e propria, articolata e omogenea, che riesca a vincolare le varie situazioni e a rendere maggiormente fruibile al pubblico il racconto, probabilmente per la necesità di inquadrare forzatamente le varie storie in un qualche genere di trama logica e sensata, ma che finisce invece per affidarsi quasi esclusivamente a tutta una serie di clichè da film di genere, senza collocazione o una qualche giustificazione se non per collegare i vari momenti della pellicola.
Una mancanza di integrità che, specie a partire dalla seconda parte, si avverte sempre di più.
VOTO: 5,5
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