Trama
Nel 1968, un gruppo di adolescenti si avventura in un'abitazione segnata da oscuri segreti familiari. La scoperta di un libro dai malefici poteri farà li catapulterà al centro dei loro peggiori incubi.
Approfondimento
SCARY STORIES TO TELL IN THE DARK: LE STORIE DELL'ORRORE DA RACCONTARE AL BUIO
Diretto da André Øvredal e sceneggiato da Dan e Kevin Hageman (a partire da un soggetto di Guillermo Del Toro, Patrick Melton e Marcus Dunstan), Scary Stories to Tell in the Dark è ambientato negli Stati Uniti del 1968, periodo in cui mentre in tutta la nazione soffia un vento di grandi cambiamenti nella piccola cittadina di Mill Valley tutto sembra procedere come al solito, lasciando che l'ombra della famiglia Bellows continui a profilarsi su tutto e tutti. Nella dimora dei Bellows ai margini della città viveva un secolo prima Sarah, una ragazza con orribili segreti da custodire. Sarah trasformò la sua torturata esistenza in una serie di storie spaventose che, scritte in un libro che trascende il tempo, hanno modo di diventare fin troppo reali per un gruppo di adolescenti alla scoperta dell'abitazione. Armandosi di coraggio, Stella, Ramon, Chuck e Auggie osano esplorare l'inquietante residenza della presunta omicida e mettere le mani sul libro, che si rivela avere poteri sovrannaturali al di fuori del comune. Il volume nel giro di pochissimo tempo cambia per sempre il corso dei loro destini: uno ad uno, i ragazzi si ritroveranno a vivere le storie che Sarah sceglie di raccontare, costringendoli a combattere contro le loro personalissime paure.
Con la direzione della fotografia di Roman Osin, le scenografie di David Brisbin, i costumi di Ruth Myers, le musiche di Marco Beltrami e Anna Drubich, e la produzione tra gli altri di Guillermo Del Toro, Scary Stories to Tell in the Dark si basa sull'omonima serie di racconti scritta da Alvin Schwartz, che, composta da tre volumi pubblicati dal 1981 in poi e divenuti cult dopo la morte dello scrittore nel 1992, fa riferimento ai racconti dell'orrore che si era soliti raccontare di generazione in generazione intorno a un falò, ai pigiama party, nei cortili delle scuole, tra amici o in famiglia, per il puro divertimento del brivido. Tali storie per mano di Schwartz prendono vita e si trasformano in qualcosa di profondamente inquietante. Rivoluzionando la natura antologica del lavoro dell'autore, gli sceneggiatori del film hanno ricavato una storia unica e lineare con protagonisti un gruppo di adolescenti disadattati che devono affrontare tutte le paure che si frappongono tra loro e il futuro. "Volevamo ricreare alcuni dei racconti horror più cari, spaventosi e divertenti, che si trovano nei libri dello scrittore", ha sottolineato Del Toro. "Abbiamo voluto farlo in maniera uniforme scegliendo di ripercorrere le vicende di un gruppo di amici sul finire degli anni Sessanta. Da amante dell'orrore e dei mostri, ho acquistato i diritti per una trasposizione cinematografica da una decina di anni, da quando mi sono imbattuto in una versione dei volumi disegnata da Stephen Gammell (a cui visivamente rendiamo omaggio), e sono convinto che la peculiarità di Scwartz risieda proprio nell'aver saputo ricreare quell'atmosfera per cui tutti noi amiamo tremare davanti a un racconto sentito anche più di una volta. Nel film, abbiamo aggiunto al divertimento dell'orrore alcuni di quei temi che riguardano un po' tutti quanti, dall'amicizia alla compassione all'idea che le storie possano o guarire o creare danni irreparabili".
"Esistono due tipi di film horror", ha proseguito il regista premiato a Venezia con il Leone d'Oro a La forma dell'acqua. "Ci sono quelli che lasciano cicatrici nell'animo di chi li guarda. E ci sono quelli che sono come un giro sulle montagne russe: divertenti, terrificanti, emozionanti ma con un lato profondamente umano. E in questa seconda categoria rientra il film che Øvredal ha realizzato, uno in cui ci si diverte a spaventarsi. Casuale non è poi la scelta di ambientare il tutto nel 1968, l'anno delle proteste sociali, dei movimenti contro la guerra in Vietnam e delle elezioni presidenziali: tutti elementi che hanno portato a una profonda divisione nella nazione. Non c'erano ancora i cellulari o internet ma il sogno americano si infrangeva a macchia d'olio, modificando per sempre la crescita degli adolescenti e i loro riti di passaggio".
Il cast
A dirigere Scary Stories to Tell in the Dark è André Øvredal, regista e sceneggiatore norvegese. Nato nel 1973, Øvredal ha realizzato il suo primo film nel 2000 (Future Murder) ma ha trovato il successo nel 2010 con l'opera seconda, il mockumentary Trollhunter, che ha attirato l'attenzione internazionale sin… Vedi tutto
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Commenti (9) vedi tutti
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commento di eros7378Discreto horror da guardare in famiglia, buono per il mercato televisivo. Voto 6.
commento di ezzo24Discreto horror. Niente di originale, ma nel suo piccolo funziona.
leggi la recensione completa di Furetto60Generalmente gli horror non ambiscono molto, ma un passatempo onesto, di evasione, con qualche ammiccare storico/politico/ecologico non è poi così male, a fronte di tante pretese altrimenti devotamente attribuite. Si fa vedere, anche per una sua misura negli effetti speciali.
commento di PieroDiscreto racconto horror dai toni adolescenziali che si inserisce nel filone del revival del cinema anni '80, per ambientazione, tematiche e atmosfere. Alcune sequenze sono più riuscite di altre e nel compenso gli effetti speciali non risultano troppo invasivi rispetto ad altri prodotti del genere, ma il finale tronco lascia un po' a desiderare.
commento di Fanny SallyAbbastanza interessante ma con un finale, purtroppo, più che corretto. 6-
commento di logosUn gruppo di ragazzi scopre in una casa infestata un libro che, scrivendosi da solo, partorisce storie horror che poi si avverano. Film fantasy-horror caratterizzato da buona inventiva ma che nel complesso non riesce ad essere abbastanza efficace e incisivo. Voto 6/10.
commento di alexio350La Notte di Halloween - Parte Uno
leggi la recensione completa di YellowBastardGli sceneggiatori fanno ruotare un'accozzaglia di scene madri attorno alle sorti dei soliti quattro adolescenti disadattati, lavorando in maniera puerile e scontata sulla tematica del 'diverso' ed ottenendo come risultato un teen horror dalla pronunciata cifra fantasy ma sostanzialmente innocuo.
leggi la recensione completa di pazuzu